Se usavi Word negli anni ’90, ricordi Clippy, la graffetta invadente? Creata per aiutare, è diventata un’icona dell’odio tech! #Clippy #Microsoft #TechFail #90s
Ricordi quella graffetta animata con occhi spalancati e sopracciglia espressive che compariva all’improvviso sullo schermo di Microsoft Word tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000? Il suo nome era Clippit, ma tutti lo chiamavano "Clippy". Era un assistente virtuale progettato per aiutare l’utente durante la scrittura di documenti. Non era l’unica interfaccia dell’assistente di Office: c’erano anche un robot, un gatto, un mago e Albert Einstein. Appariva, ad esempio, non appena iniziavi una lettera con “Caro Tizio”, suggerendo di usare un modello preimpostato. In teoria, doveva facilitarci la vita, facendoci accedere alla guida di Office, offrendoci consigli e mostrandoci varie funzioni di aiuto. In pratica? La sua presenza invadente e le sue limitate capacità lo resero uno degli strumenti più odiati della storia del software. Sviluppato con l’ambizione di umanizzare l’interazione uomo-macchina, Clippit si basava su tecnologie di intelligenza artificiale ancora acerbe. Introdotto nel novembre del 1996 e ritirato definitivamente nel 2007, Clippit rappresenta un esempio emblematico di come una buona idea, se implementata male, possa non avere il successo sperato.
La nascita di Clippit
All’origine di Clippit c’è il progetto “Microsoft Bob”, un’interfaccia pensata per rendere più intuitivo l’uso del PC attraverso ambienti virtuali simili a stanze di una casa, disponibile sulle versioni 3.1x, 95 e NT di Windows. Sebbene quel sistema non abbia mai avuto successo, uno dei personaggi creati per Bob — una graffetta animata — fu riutilizzato come assistente virtuale per la suite Office. Microsoft commissionò a Kevan Atteberry l’illustrazione finale del personaggio, scelto tra 250 prototipi diversi. Il risultato fu Clippit, reso attivo per impostazione predefinita a partire da Office 97. Piccolo momento curiosità: dal momento che Atteberry preferiva i Mac ai PC Windows, digitalizzò il suo disegno sul suo Macintosh. Davvero paradossale che un elemento grafico iconico di Microsoft sia stato prodotto grazie a un computer Apple!
Nel suo funzionamento, Clippit si avvaleva di un motore comportamentale che cercava di anticipare le intenzioni dell’utente. Questa tecnologia, però, non era ancora in grado di interpretare il contesto in modo affidabile. L’assistente finiva così per intervenire nei momenti meno opportuni, proponendo aiuti non richiesti e ripetendo costantemente gli stessi suggerimenti. Era pensato per essere «ottimizzato per il primo utilizzo» — per usare le parole di Chris Pratley, un dipendente Microsoft — ma rapidamente diventava fonte di frustrazione. Alcuni utenti hanno perfino modificato manualmente le cartelle del software per disattivarlo del tutto, segno di un malcontento generale e diffuso.
È degno di nota che, prima di inserirlo effettivamente sui suoi prodotti software, Clippit fu oggetto di studio da parte di alcuni sociologi. Roz Ho, che ha lavorato diversi anni in Microsoft, ha riferito che il colosso di Redmond ha effettuato molti test usando la tecnica del focus group. Nel ricordare quei test, la signora Ho, afferma:
La maggior parte delle donne [presenti alle sessioni di test, NdR] pensava che i personaggi fossero troppo maschili e che le guardassero male. Gli ingegneri presenti nella stanza erano disposti a buttare via i dati forniti dal focus-group – dati per i quali Microsoft aveva pagato centinaia di migliaia di dollari – perché non corrispondevano alle loro aspettative.
Un altro problema emerso dai test fu la percezione di Clippit come personaggio dal comportamento vagamente invadente, se non inquietante. Ignorare questi test non è stata una mossa intelligentissima, visto che il risultato fu un assistente percepito come poco empatico e inadeguato, sia nella forma che nella funzionalità.