Sopravvissuto al Titanic grazie a un goccio di whiskey? Charles Joughin, il panettiere ubriacone che ha sfidato il ghiaccio dell’Atlantico, racconta una storia da sbronza epica! Dicono che l’alcol l’abbia protetto dal freddo mortale, ma gli esperti ridono: "goccetto" o no, in quell’acqua gelida si crepa in minuti. #Titanic #SopravvivenzaMiracolosa #WhiskeyFail
Preparatevi a una storia da urlo, amici: Charles John Joughin, il capo panettiere del Titanic, è diventato leggenda per aver ballato con la morte nell’Atlantico ghiacciato la notte del 15 aprile 1912. Questo tizio di Birkenhead, nato nel 1879, era un veterano della White Star Line, reduce dall’Olympic, e comandava 13 panettieri come un boss in cucina. Sposato con Louise, padre di Agnes e Roland, salpò da Southampton il 10 aprile senza immaginare il caos in arrivo. Dopo il disastro, tornò in Inghilterra a testimoniare all’inchiesta britannica e continuò a navigare come se niente fosse – che nervi!
Ora, la parte succosa: Joughin giura di aver resistito due ore in acqua a zero gradi grazie al whiskey ingollato prima di tuffarsi. Al momento dell’urto con l’iceberg alle 23.40 del 14 aprile, era in cuccetta, poi mandò i suoi a distribuire pagnotte alle scialuppe e si versò un cicchetto per calmare i nervi. Sul ponte, aiutò donne e bambini sulla scialuppa numero 10, ma lui? Niente, tornò a bere! Quando la nave affondò alle 2.10, finì in mare senza nemmeno bagnarsi i capelli, nuotò fino alla zattera B e fu salvato dal cuoco Isaac Maynard sulla Carpathia. Arrivò a New York il 16 aprile bello fresco, piedi gonfi a parte. Roba da eroe o barzelletta?
Ma ecco il colpo di scena: la sua testimonianza puzza di esagerazione! In acque a quel freddo, si muore in minuti, non ore, e l’alcol? Un vasodilatatore che ti spedisce al creatore più in fretta, non ti salva. Forse goccetto ha lenito lo shock, o magari Joughin ha esagerato per darsi un’aria da duro. Confrontando con altri racconti, ci sono buchi grossi come iceberg: era davvero in acqua tutto quel tempo, o solo esposto all’aria? Chissà se ha romanzato per gloria, ma resta un tipo tosto – dopo la guerra, navigò ancora, si trasferì in New Jersey e morì nel 1956 per una polmonite, lasciando la sua versione in "A Night to Remember". La vera storia? Avvolta nel mistero, come tante tragedie del Titanic!