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Come vengono gestite le funivie a va e vieni come quella del Faito: le verità sulle caratteristiche e la sicurezza nascoste

Sconvolgimento sul Monte Faito: Funivia infernale precipita, 4 vite spazzate via da cavi traditori!

In un caos apocalittico che fa tremare le Alpi e oltre, la funivia del Monte Faito è diventata un incubo reale giovedì 17 aprile 2025, con una cabina che si è schiantata contro un pilone dopo la rottura del "cavo traente", quel maledetto filo che dovrebbe trascinare i passeggeri in sicurezza ma che invece ha spedito all’altro mondo 4 persone – il macchinista e tre turisti stranieri – lasciando un turista israeliano gravemente ferito. L’altra cabina, con 11 anime terrorizzate a bordo, è rimasta appesa come un dannato pendolo prima di essere salvata, mentre la procura ha già sequestrato le stazioni di Castellammare di Stabia e Monte Faito per indagare su disastro colposo. Focus su funi arrugginite, manutenzioni da quattro soldi e chissà quante anomalie ignorate, visto che l’impianto era stato riaperto solo una settimana prima. Che schifo, un’altra di come l’Italia metta a rischio la pelle della gente per risparmiare due lire.

Le funivie "a va e vieni" sembrano un giochetto innocuo per scalare montagne, ma in realtà sono bestie meccaniche che richiedono manutenzioni da paura per non trasformare una gita in un funerale. Questa di Monte Faito, aperta nel 1952, copre 2945 metri con un dislivello di 1060 metri in soli 8 minuti, dove due cabine si incrociano a metà strada in un balletto sincronizzato che ora ha finito in tragedia.

Al cuore del sistema ci sono due cavi portanti, tosti e fissi per reggere il peso, affiancati dal cavo traente – quello che si è rotto, con un diametro di 22-23 millimetri – mosso da un motore per tirare le cabine avanti e indietro. Non dimentichiamo le funi di soccorso da 14 millimetri per le emergenze, e i carrelli con rulli che fanno scorrere tutto senza intoppi. Ma con piloni che reggono il percorso a pendenze folli del 60%, e cavallotti per tenere il cavo traente dritto, è chiaro che un solo errore può mandare tutto in vacca.

I sistemi frenanti d’emergenza dovrebbero essere i salvatori, attivandosi per le funi portanti in caso di rottura o velocità da brividi, ma nell’incidente del 17 aprile hanno funzionato solo a metà: la cabina in salita si è bloccata come da manuale, mentre quella in discesa no, precipitando come nel peggiore déjà vu del disastro del 1960, quando una cabina arrivò a valle a tutta e si schiantò binari. Che incompetenza, eh?

Questa carneficina meccanica grida a gran voce l’urgenza di controlli ferrei su ogni bullone e cavo, perché se non si mettono le cose a posto, queste funivie continueranno a essere trappole mortali. Le indagini punteranno dritto su manutenzione e procedure, e francamente, è ora di smetterla con queste pagliacciate: la sicurezza non è un optional, stupidi burocrati!

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