Attenzione, lettori temerari! Se pensavate che i vostri libri preferiti fossero tomi epici, preparatevi a inchinarvi davanti a questi colossi letterari che potrebbero farvi rimpiangere di non aver scelto un riassunto su Wikipedia. Stiamo parlando di romanzi così lunghi da rivaleggiare con enciclopedie polverose, scritti da autori che o erano geni visionari o semplicemente non sapevano quando smettere. Ecco i 10 "giganti" della narrativa che vi faranno sudare per settimane, arricchendovi (o annoiandovi a morte), con un tocco di dramma e introspezione che fa sembrare i vostri tweet banali. #LibriLunghi #LetteraturaVirale #SfidaLettura
Questi bestioni cartacei non sono solo libri: sono imprese epiche che sfidano la pazienza umana, e a volte anche il buonsenso. Prendete Artamène ou le Grand Cyrus di Madeleine de Scudéry, con le sue circa 13.095 pagine in 10 volumi, un romanzone barocco stampato tra il 1649 e il 1653 che era un bestseller ai tempi, ambientato in un Oriente immaginario pieno di intrighi e amori non corrisposti. Pubblicato sotto il nome del fratello Georges perché, beh, le donne dovevano fingersi maschi per farsi ascoltare, è così lungo che si sospetta nemmeno l’autrice l’abbia riletto – un classico caso di "scrivi e scappa"!
Poi c’è "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust, il re dei mattoni letterari con circa 4.211 pagine e 1.267.069 parole, certificato dal Guinness come il romanzo più lungo mai scritto. Pubblicato in sette volumi tra il 1913 e il 1927, segue un tizio di nome Marcel che rivive ricordi tramite odori e madeleine, con periodi così intricati da farvi gridare "basta!" dopo una pagina. È profondo, lirico e deprimente – perfetto per chi ama torturarsi con riflessioni sul tempo, ma occhio: se non avete pazienza, meglio l’ebook, che non vi spezza la schiena.
Non da meno è La mia lotta (Min Kamp) di Karl Ove Knausgård, circa 3.600 pagine in sei volumi, un’autobiografia iperrealista che la critica ama definire "geniale e narcisistica". Questo norvegese vi racconta ogni noioso dettaglio della sua vita, dal pannolino alla vecchiaia, con un titolo che fa il verso a quello di Hitler – una mossa provocatoria che vi farà riflettere sul narcisismo moderno, o magari solo ridere dell’audacia. È cruda, onesta e divisiva: amata dai fan, odiata dai critici che la trovano un po’ troppo "io, io, io".
Passiamo a L’uomo senza qualità di Robert Musil, con circa 1.774 pagine di un romanzo incompiuto che Musil ci ha lasciato nel 1943 dopo 20 anni di lavoro. Il protagonista Ulrich è un tizio apatico e alienato nell’Europa pre-bellica, un simbolo della decadenza austro-ungarica – insomma, un perdente filosofico che vi farà sentire meglio della vostra vita monotona. Satirico e geniale, ma richiederà la vostra pazienza: non per i deboli di mente!
E che dire di Sir Charles Grandison di Samuel Richardson, con 1.534 pagine e 915.000 parole in sette volumi? Un romanzo epistolare del 1753 che celebra un eroe morale così virtuoso da sembrare finto, circondato da personaggi moralmente discutibili. Richardson lo scrisse per contrastare i libertini dell’epoca – un po’ come un sermone travestito da intrattenimento, che alcuni trovano edificante e altri solo interminabile. Classico esempio di "troppo buono per essere vero".
Non potevamo ignorare Guerra e pace di Lev Tolstoj, con 1.440 pagine e 587.287 parole, il dramma russo per eccellenza che mescola battaglie napoleoniche con crisi esistenziali. Tolstoj lo riscrisse sette volte, ossessionato dalla perfezione – un maniaco del dettaglio che vi farà vivere le vite di Pierre, Andrej e Natasha in tutta la loro gloria tragica. È una pietra miliare, ma ammettiamolo, un mattone che potrebbe servire come arma.
Poi c’è Il ragazzo giusto (A Suitable Boy) di Vikram Seth, con 1.504 pagine e 591.552 parole, ambientato nell’India post-coloniale dove una madre cerca il "ragazzo perfetto" per la figlia. È un affresco sociale con romanticismo e politica, ma se siete stufi di storie d’amore, preparatevi a sbadigliare – o a imparare più storia indiana di quanta ne vogliate.
Altra bomba è Clarissa di Samuel Richardson, con oltre 1.500 pagine e quasi un milione di parole, un romanzo epistolare del 1748 dove una donna lotta contro un seduttore manipolatore. È drammatico e tragico, con lettori del Settecento che imploravano l’autore di cambiare il finale – ma lui, testardo come un politico, non cedette. Una riflessione sulla libertà che vi farà riflettere sulle relazioni tossiche, con un tocco di "non fidatevi degli uomini".
Il visconte di Bragelonne di Alexandre Dumas, con circa 1.283 pagine, conclude la trilogia dei moschettieri con avventure, intrighi e un D’Artagnan invecchiato che combatte il tempo. Azione e romanticismo, ma anche un velo di malinconia per la fine di un’era – perfetto per chi ama gli eroi leali, anche se un po’ datati.
Infine, Infinite Jest di David Foster Wallace, con 1.079 pagine e fino a 577.000 parole, un cult distopico del 1996 pieno di note a piè di pagina che non potete saltare. È ironico, labirintico e culturalmente sovraccarico, con un futuro sponsorizzato da aziende – una critica brillante al consumismo che vi farà ridere e piangere. E per The Story of the Vivian Girls di Henry Darger, beh, è un manoscritto di 15.000 pagine mai pubblicato, un caso di arte outsider con battaglie epiche e illustrazioni inquietanti – roba da matti, scoperto solo dopo la morte dell’autore.
Questi universi narrativi sono per i coraggiosi: vi renderanno più saggi, o vi faranno gettare il libro dalla finestra. Se la lunghezza vi spaventa, ricordate: l’ebook è sempre un’opzione, perché chi ha detto che la letteratura deve pesare come un macigno? (E sì, Borges avrebbe approvato).