Siete pronti a un mistero linguistico che fa impazzire tutti? Scopriamo perché diciamo "aereo" per il velivolo e "aeroporto" per il posto dove atterra, e perché certe varianti sono un vero disastro grammaticale! È una bomba di curiosità etimologica che smonta le nostre abitudini. #EtimologiaItaliana #ParoleCheFannoRabbia #LinguaAllaRovescia
Ma andiamo al sodo: il termine "aereo" non è solo un modo pigro per dire aeroplano, ma viene dal latino aerius, che significa "relativo all’aria". Sì, proprio così – gli antichi romani ci hanno lasciato questo aggettivo che, per una specie di trucco retorico chiamato sineddoche (dove una parte sta per il tutto), è diventato il nome del nostro amato mezzo volante. Evoluzione semantica? Chiamatela pure un colpo di genio linguistico che ci fa volare con le parole!
Ora, passiamo a "aeroporto", che è tutta un’altra storia e un po’ una presa in giro. Questa parola è composta dal prefisso "aero-" (dal greco aēr, via latino, per "aria") e "porto" (dal latino portus, un posto di approdo). Risultato? "Porto dell’aria", il luogo dove gli aerei decollano e atterrano come navi del cielo. Ma attenzione: la variante "aereoporto" è una sciocchezza popolare influenzata da "aereo", e l’Accademia della Crusca la stronca come errata. È come se la lingua italiana ci stesse dicendo: "Non fate pasticci, gente!"
E per chiudere in bellezza, ecco cosa spiega testualmente Luca Serianni, uno dei guru della linguistica: "Le forme corrette sono solo aeroporto e aeroplano. Aeroplano è una parola di origine francese formata con il prefisso aero- ‘aria’ che si trova in aeronautica, aerosol, aerostato. Da aeroplano è stato poi ricavato un secondo prefisso aero-, con riferimento al traffico aereo (di qui aeroporto, ma anche aeromodellismo, aerosiluro ecc.). Le varianti aereoplano e aereoporto sono dovute all’interferenza di aereo, che «non è come qualcuno crede, l’abbreviazione di aeroplano, ma la forma sostantiva dell’aggettivo aèreo (latino aèreus)». Quanto ad areoporto e areoplano, si tratta di un’alterazione popolare che dipende dall’eccezionalità di parole che presentano la sequenza ae-." Insomma, un vero schiaffo ai puristi della lingua – chi l’avrebbe detto che le parole potessero essere così ribelli?