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L’India subisce il peggior blackout della storia nel 2012, con 620 milioni al buio per giorni

Blackout da incubo in India: il più grande blackout della che ha lasciato mezzo miliardo di persone al buio! Mentre il recente blackout in Spagna, Portogallo e Francia fa notizia, non è niente rispetto al caos epico del 2012 in India, dove oltre 620 milioni di persone – quasi la metà della popolazione, o il 9% del mondo all’epoca – sono rimaste senza elettricità per ore, se non giorni. Immaginate treni bloccati, comunicazioni interrotte e persino minatori intrappolati sottoterra in 22 stati, inclusa la capitale Nuova Delhi. È stato un disastro che ha esposto le fragilità del sistema indiano, con infrastrutture essenziali ko e una lezione brutale su come l’ sia un lusso fragile in un paese in boom. # # #DisastroElettrico

Ora, tuffiamoci nel cuore di questo mega collasso: il vero colpevole è stato il fallimento simultaneo di tre delle cinque reti elettriche indiane – settentrionale, orientale e nord-orientale – a causa di un sovraccarico epico, con stati che succhiavano energia come se non ci fosse un domani. L’utilizzo smodato ha fatto crollare il sistema, mettendo in luce non solo le crepe strutturali del network indiano, ma anche le enormi disuguaglianze nell’accesso all’energia, il boom economico che ha fatto impennare il fabbisogno e l’urgenza di riforme che sembrano sempre rimandate. Insomma, un sistema che barcolla sotto la pressione di una nazione in crescita, dove la "luce" è andata via in tutti i sensi, lasciando tutti al buio – metaforicamente e letteralmente.

Per capire questo disastro totale, sappiate che l’India ha cinque reti elettriche, con quella meridionale isolata e le altre sincronizzate. Alle 02:35 del 30 luglio 2012, è partita la catena del terrore dalla rete settentrionale, già indebolita da un’interruzione il giorno prima. Troppa energia sulla linea Bina-Gwalior – più del doppio del limite – ha fatto scattare i dispositivi di sicurezza, scatenando un effetto domino che ha isolato tutto. L’energia si è riversata sulla rete orientale, creando un calo della frequenza che ha fatto crollare tutto il sistema. Risultato? Un deficit di 32 gigawatt, abbastanza da coprire l’intero consumo di nazioni intere – roba da far impallidire qualsiasi blackout europeo!

Le conseguenze? Un incubo puro e semplice: treni fermi per chilometri, semafori spenti che hanno creato ingorghi infernali, ospedali bloccati nel bel mezzo di operazioni e persino crematori che si sono arrestati, lasciando corpi a metà. A Nuova Delhi e Calcutta, la gente ha sudato sotto il caldo torrido senza aria condizionata, mentre nel Bengala occidentale centinaia di minatori sono rimasti intrappolati nelle gallerie per ore. Come ha riportato il prestigioso The New York Times in un articolo: "le interruzioni di corrente sono comuni in India, ma i funzionari hanno dichiarato che il blackout di lunedì [30 luglio 2012, NdR] è stato il peggiore degli ultimi dieci anni". Solo i quartieri ricchi, con i loro generatori privati, hanno schivato il peggio, mettendo in evidenza le solite disparità – perché in India, anche il buio è più buio per alcuni.

Le critiche post-blackout sono state feroci, con accuse al governo federale di aver gestito male tutto: alcuni stati avevano superato i limiti di energia, violando le regole e scatenando il caos. Il ministro dell’energia Sushilkumar Shinde ha puntato il dito contro questi "ladri di watt" e promesso sanzioni, ma guarda caso, è stato promosso a ministro degli Interni proprio durante il disastro, lasciando il settore energetico in mani già occupate. E non dimentichiamo i problemi più profondi: l’India, con 1,2 miliardi di abitanti e una classe media in espansione, stava esplodendo di richieste di energia per aria condizionata e gadget, ma la non teneva il passo, con deficit oltre l’8%. Greenpeace e altri hanno urlato per diversificare le fonti, ma paragonata alla Cina – che aggiungeva 84 gigawatt all’anno contro i miseri 14 dell’India – è stata una lezione amara. Come ha affermato Harry Dhaul, direttore generale della Independent Power Producers Association of India: "In Cina, se vogliono costruire una diga idroelettrica e qualcuno si lamenta, non importa: in 24 ore viene trasferito e i lavori iniziano. In India non possiamo fare altrettanto". Insomma, la democrazia indiana rallenta tutto, e forse è ora di smetterla di lamentarsi e agire sul serio.

Alla fine, l’80% dell’elettricità è tornato in sole 15 ore – un "record" discutibile per un evento così massiccio. Ma questo blackout resta un avvertimento gigantesco sulle vulnerabilità dell’India, in un mondo dove l’energia è tutto, e le scuse non illuminano nulla.

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