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Le palpebre dei piloti di Formula 1 vengono manipolate per sbattere sempre nello stesso punto: cosa nasconde la scienza.

Piloti di F1 che sbattono le palpebre? Preparatevi a stupirvi: a 300 km/h, un battito di ciglia può rovinare tutto, ma questi tizi hanno il cervello cablato per non perdere un frame! Uno studio giapponese rivela come coordinano i blink con le curve, diventando quasi robot.

Notizia bomba: Immaginatevi al volante di una F1 lanciata a 300 km all’ora – chiudere gli occhi per 150 millisecondi, il di un battito, significa sfrecciare alla cieca per 12 metri, che può essere fatale per un sorpasso o una frenata. Un gruppo di neuroscienziati giapponesi, guidati dal genio Ryota Nishizono dell’Università di Tokyo, ha spiato i blink di tre piloti professionisti su circuiti come Suzuka, Fuji e Sugo, usando un sistema high-tech con GPS e telemetria. Risultato? I blink sono sincronizzati alla perfezione con il tracciato, e calano drasticamente durante le parti toste, tipo curve e accelerazioni. Chiamateli superuomini, o meglio, macchine con occhi umani!

Nel loro studio pubblicato su iScience, Nishizono e la sua squadra – inclusi il prof Daiki Nasu, Yusuke Yamamoto e Hiroaki Gomi dei NTT Labs – hanno monitorato 304 giri e migliaia di battiti di ciglia su tre piloti maschi. Roba da non crederci: sbattono le palpebre negli stessi spot esatti giro dopo giro, spesso nello stesso millisecondo. Ma quando le cose si scaldano, i blink spariscono quasi del tutto. Pensateci, è un riflesso involontario che facciamo 15-20 volte al minuto per non seccarci gli occhi, ma questi piloti lo bloccano come se fosse una seccatura da bar. È il cervello che prende il comando, sopprimendo il battito per non distrarsi – in particolare con nuclei della base e aree motorie che vanno in overdrive.

E qui arriva il twist succoso: i blink sono legati alle prestazioni. Nei giri veloci, i piloti hanno blink precisissimi, mentre in quelli lenti è un casino. Meno "sbatti" casuali significano guidate da campioni. Questo non è solo un trucchetto visivo, ma una gestione da Jedi delle risorse cognitive: il cervello ottimizza ogni secondo per non perdere la vista, evitando disattenzioni e massimizzando l’. “Non si può perdere neanche un frame” – commentando questa perla, è come se i piloti dicessero "se perdi un istante, sei fottuto", dimostrando che la Formula è per veri duri, non per deboli di nervi.

Passando allo sguardo immobile, un altro studio epico di Sky Sport F1 con Force India e Nico Hulkenberg ha svelato cosa vede un pilota in gara. Usando occhiali con cinque microcamere a infrarossi per tracciare ogni mossa oculare, hanno scoperto che Hulkenberg reagisce al verde in meno di 100 millisecondi – praticamente nel tempo di un blink! I piloti non fissano il presente, ma anticipano il futuro, puntando già alla curva successiva con un "sesto senso" che fa invidia a un drone. Niente occhi sul volante per cose banali come il cambio: è tutto automatizzato, grazie a esperienza e allenamento estremo. Insomma, questi tizi guidano come se avessero il pilota automatico nel cranio, e chissenefrega del resto del mondo!

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