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I terroristi sequestrano Aldo Moro e lo uccidono, scatenando un’onda di conseguenze politiche decisive

Esplosivo scandalo italiano: Aldo Moro, il maestro dei compromessi politici, rapito e giustiziato dalle Brigate Rosse in un bagno di sangue! Immaginate il re della Democrazia Cristiana, che voleva stringere mani rosse con i comunisti, finire in una "prigione del popolo" per 55 giorni. Compromesso storico, la sua mossa da genio (o traditore, a seconda di chi chiedete) che poteva rivoluzionare l’Italia, fallita in un inferno di spari e segreti. Le Brigate Rosse lo accusano di crimini, lo Stato dice no a ogni trattativa, e boom: Moro crivellato di proiettili. Politica sporca, teorie di spie e complotti oscuri… l’Italia non si è mai ripresa! #Moro #BrigateRosse #AnniDiPiombo #TerrorismoItaliano

Aldo Moro, quel furbo politico italiano nato nel 1916 a Maglie, è stato il re incontrastato della Democrazia Cristiana, un partito che ha dominato come un boss mafioso fino agli anni ’90. Deputato fin dal ’46, ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio dal ’63 al ’68 e poi di nuovo dal ’74 al ’76, sempre con quel suo sorriso da santo cattolico mentre intrigava per accordi sporchi. Il suo colpo da maestro? Promuovere il compromesso storico, quell’idea folle di far entrare i comunisti al governo – una bomba che poteva sconvolgere tutto, visto che il Partito Comunista era escluso come un lebbroso dal ’47. Te lo immagini? Moro e Enrico Berlinguer, due opposti che si stringono la mano, pronti a rovesciare la tavola. Peccato che, invece di vincere un premio Nobel, Moro finì sequestrato e ammazzato, lasciando l’Italia nel caos.

Ma andiamo al dramma: le Brigate Rosse, quei rivoluzionari armati degli "anni di piombo" che sparavano a destra e a manca, decisero di colpire duro nel ’78. Avevano puntato su Giulio Andreotti, ma era troppo blindato, quindi via con Moro, che viaggiava con la scorta come un VIP. Il 16 marzo, a Roma, Mario Moretti e i suoi complici – travestiti da aviatori Alitalia, che tocco di classe! – tendono un’imboscata in via Fani. Spari ovunque: cinque della scorta falciati come in un film d’azione, e Moro rapito illeso ma terrorizzato, spedito in una squallida "prigione del popolo" in via Montalcini. Che ironia, eh? Il grande negoziatore costretto a subire un processo fasullo.

Per 55 giorni, Moro è stato interrogato e tormentato da brigatisti come Prospero Gallinari e Mario Moretti, che speravano in confessioni succose sulle porcherie della DC. Lui, non uno sprovveduto, inizia a scribacchiare lettere disperate ai politici e alla famiglia, implorando trattative. Ma oh, che fiasco: la DC, il PCI e persino Andreotti dicono "fermezza", rifiutando di scambiare Moro con brigatisti in galera. Solo i socialisti e qualche amico di Moro spingono per un accordo, ma niente da fare. Risultato? Il processo delle Br finisce con una condanna a morte, e il 9 maggio Moretti spara, lasciando il corpo di Moro nel bagagliaio di una Renault 4 a via Caetani. Che schifo, e che lezione: non si tratta con i terroristi, dicono i duri, ma a che prezzo?

Poi ci sono le teorie folli, quelle che fanno impazzire i complottisti: e se le Brigate Rosse fossero state manovrate da spie della CIA, KGB o perfino servizi italiani deviati? Si parla di covi segreti non in via Montalcini, magari vicino a una spiaggia per un tocco esotico. Roba non provata, ovvio, ma con tanti buchi neri nei processi, chissà. Fatto sta che la morte di Moro ha inchiodato il compromesso storico, lasciando l’Italia il suo mago dei deal e rafforzando la linea dura contro il terrorismo. Le Brigate Rosse? Una vittoria temporanea, ma alla fine schiacciate come insetti. Che lezione per i ribelli: il potere vince sempre, sporco o no.

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