I prezzi dei diamanti vengono gonfiati dalla classificazione delle quattro C

Svelati i trucchi sporchi delle quattro C dei diamanti! Pensate che quei scintillanti sassi siano solo per milionari vanitosi e ingannevoli gioiellieri? Macché, scopri come le quattro C decidono se stai comprando una pietra da re o un ciarpame sovrastimato. Dal carat che fa lievitare i prezzi in modo assurdo, al colore che premia l’"ideale" trasparenza – roba che fa impallidire perfino i truffatori di Hollywood. #DiamantiEsagerati #GioielliScandalosi #LussoSovrastimato

Ma andiamo al sodo: se siete entrati in una gioielleria per sbirciare un monile con diamanti, sapete che il diamante è il minerale più duro in circolazione, con un bel 10 sulla scala di Mohs, e il suo prezzo dipende dalle famose quattro C in inglese: carat ("caratura"), colour ("colore"), clarity ("purezza") e cut ("taglio"). Niente di romantico, solo un sistema internazionale che fa impennare i costi come un politico durante una campagna elettorale. Vediamo come funziona questa buffonata.

Prima, il carat ("caratura"). Non fate confusione con l’oro, dove 24 carati significano roba pura al 100% – qui è solo una misura di massa, circa 200 milligrammi per carato. Un diamante da 5 carati è grosso modo 1 grammo, ma attenzione: il prezzo non cresce in modo lineare. Se un diamante è il doppio più grosso, costa molto di più, non solo il doppio. È controintuitivo come comprare detersivo in bulk, ma qui la colpa è della rarità – le pietre giganti sono come unicorni, e i gioiellieri lo usano per spremere i portafogli.

Poi, il colour ("colore"). Immaginatevi un diamante perfetto, trasparente come l’anima di un santo – ma nella realtà, è pieno di impurità atomiche, tipo atomi di azoto che lo rendono giallognolo. La scala della GIA va dalla D (perfettamente incolore, ergo preziosissimo) alla Z (giallo come un limone marcio). Più sei vicino alla D, più paghi – una cosa da far invidia ai razzisti delle gemme, dove solo il "puro" vince.

Per la clarity ("purezza"), ecco le brutte notizie: i diamanti sono spesso pieni di inclusioni, quelle imperfezioni che rovinano la festa. La scala va da FL (Flawless, impeccabile) a I3 (Included, con difetti evidenti che ammazzano la brillantezza). Più sei in alto, tipo VVS1 (Very, Very Slightly Included), più è raro e costoso – ma chissà quante "quasi perfette" vi rifilano come top di gamma.

Infine, il cut ("taglio") è il vero spettacolo: determina quanto brilla e fa i suoi giochetti con la luce, influenzando colori e contrasti. Conta la forma, il numero di facce, la simmetria e la lucidatura – roba che, se non è perfetta, rende il diamante noioso come una riunione di condominio. I tagli top esaltano quella brillantezza ipnotica, ma guai se è sbilenco: addio al tuo investimento da sborone.

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