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Mark Zuckerberg: dal fondatore di Facebook al tycoon contestato, la sua immagine reinventata nel tempo

Mark Zuckerberg, l’ex nerd di Harvard che ha conquistato il mondo con un social network e ora gioca a fare Dio con l’AI? Beh, preparatevi a un giro di montagne russe pieno di scandali, miliardi e decisioni che fanno arrabbiare tutti! Da ragazzo prodigio a re della disinformazione, Zuck ha trasformato Facebook in Meta, perso miliardi nel metaverso e poi fatto pace con Trump. #ZuckerbergScandalo #MetaFail #TechTycoonDrama

Quando si pensa a Mark Zuckerberg, la mente va subito a quel colosso manipolatore che è Facebook, l’arma sociale che ha rovinato l’amicizia di milioni. Ma dietro questo impero tecnologico c’è un tizio nato nel 1984 a White Plains, New York, da una famiglia ricca e colta, che da piccolo era già un genio del codice. Dopo aver mollato Harvard, ha lanciato TheFacebook.com con un gruppo di compari, trasformando un giochetto per studenti in una macchina da guerra globale. Oggi, come CEO di Meta Platforms, Zuck è uno degli uomini più potenti – e controversi – del pianeta, saltellando tra realtà virtuale, AI e un mucchio di guai.

Gli inizi: un giovane prodigio dell’informatica

Mark Elliot Zuckerberg è cresciuto a Dobbs Ferry, New York, con una famiglia ebrea dove il papà era dentista e la mamma psichiatra, e sin da bambino ha mostrato un talento pazzesco per i computer. A 12 anni, ha creato ZuckNet, un sistema di messaggistica per lo del padre – roba che oggi sarebbe un’app virale, ma all’epoca era solo un presagio di caos. Negli anni successivi, ha sfornato giochi e software a raffica, brillando alla Ardsley High School e poi alla Phillips Exeter Academy, dove ha sviluppato Synapse, un lettore musicale che ha fatto sbavare giganti come AOL e Microsoft senza che lo assunessero. Poi, nel 2002, è arrivato ad Harvard, pronto a scuotere il mondo.

Da Facemash a Facebook

Uno dei primi colpi di Zuck all’università è stato Facemash, un sito spinto che mostrava foto di studenti e li faceva votare sul più "attraente", ispirato ai cosiddetti “face books” cartacei. Ovviamente, è scoppiato un casino e l’hanno chiuso in fretta. Ma non si è fermato: nel febbraio 2004, con Dustin Moskovitz, Chris Hughes e Eduardo Saverin, ha lanciato TheFacebook.com solo per Harvard, e boom, in poche settimane metà campus era dentro. Entro il 2005, è diventato semplicemente Facebook, e Zuck ha mollato l’università per trasferirsi a Palo Alto. Ha rifiutato offerte miliardarie da Yahoo! e MTV, gridando "al diavolo, è la mia creatura!" mentre incassava 12,7 milioni da Accel Partners.

Le prime controversie e il successo globale

Intorno a Mr. Facebook, le grane non mancavano: i gemelli Winklevoss e Divya Narendra lo hanno accusato di aver rubato l’idea di HarvardConnection (diventata ConnectU), portando a una guerra legale finita con un accordo milionario. Ma chi se ne frega, perché in un lampo Facebook è diventato un mostro globale, e a 24 anni Zuck era già un miliardario con 221, miliardi di dollari nel 2025 – mica male per un tipo che pareva uscito da un fumetto di supereroi losers.

Dall’attivismo politico allo scandalo Cambridge Analytica

Negli anni 2010, Zuck ha iniziato a fare il paladino politico con Fwd.US, spingendo per riforme sull’immigrazione e contro le deportazioni. Poi, con l’elezione di Donald Trump nel 2016, Facebook è stato accusato di aver sparso disinformazione come su un incendio, e Zuck ha promesso di sistemare il casino con fact-checking. Ma nel 2018, bam! Lo scandalo Cambridge Analytica ha rivelato che i dati di 87 milioni di utenti erano stati usati per manipolazioni politiche, costringendo Zuck a testimoniare al Congresso. Risultato? La fiducia è andata a farsi benedire, e Facebook ha dovuto fingere di avere un’etica.

Facebook diventa Meta

Per lavare via la puzza di scandalo, nel 2021 Zuck ha ribattezzato l’azienda in Meta Platforms, sognando un metaverso da miliardi. Peccato che tra il 2021 e il 2022 abbia perso 13 miliardi in realtà virtuale, con l’interesse del pubblico che era meno eccitante di un PowerPoint. Nel 2023, ha virato sull’AI generativa, tenendo il metaverso come un hobby per nerd.

Addio fact-checking, benvenuta AI

Dopo la rielezione di Trump nel 2024, Zuck ha fatto un dietrofront epico: Meta ha donato milione di dollari al fondo inaugurale di Trump e riattivato i suoi account. Nel gennaio 2025, ha seppellito il fact-checking, dichiarando che la libertà di espressione viene prima di tutto, e in una lettera ha sbeffeggiato l’amministrazione Biden per le pressioni sulla disinformazione sanitaria durante la . Insomma, Zuck sta giocando a poker con la politica, e chissà chi vincerà.

Il futuro di Meta

Nel gennaio 2025, Zuck ha annunciato un investimento da 60 miliardi in AI, inclusi un data center enorme in Louisiana e modelli open source per tutti. Dopo i fallimenti del metaverso, vuole far di Meta il re dell’AI globale, trasformando gli scandali passati in un trampolino per il dominio tech. Chi lo ferma? Buona domanda.

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