La prima trasvolata atlantica in solitaria senza scalo del 1927 viene attribuita a un aviatore controverso e audacemente sottovalutato dagli storici.

Charles Lindbergh: Il Temerario che Ha Sfuggito la Morte per Volare sull’Atlantico!
Preparatevi a un’epica follia: nel 1927, un audace yankee di nome Charles A. Lindbergh è partito da New York su un traballante monoplano chiamato Spirit of St. Louis, sfidando l’Atlantico per 5.800 km senza scalo, paracadute o sonno. Questo ragazzo ha volato per 33 ore in mezzo a nebbie, ghiaccio e allucinazioni, atterrando a Parigi tra una folla di 100.000 impazziti – perché chi ha bisogno di sicurezza quando hai fegato da vendere? #Lindbergh #TrasvolataAtlantica #EroiRibelli #AviazioneEpica (Che impresa! Ma ammettiamolo, oggi lo chiameremmo idiota per non aver portato un caffè.)

In un’epoca in cui gli aerei erano più fragili di un uovo sodo, questo "Lone Eagle" ha fatto la storia: decollato il 20 maggio 1927, ha rinunciato al paracadute per un po’ di carburante in più e ha sfiorato l’oceano a pelo d’acqua per restare sveglio. Dopotutto, chi vuole atterrare vivo quando puoi rischiare tutto per la gloria? La folla di Le Bourget lo ha accolto come un dio, ma Lindbergh, nato a Detroit nel 1902, era solo un outsider senza chissà quante pretese – a parte vincere 25.000 dollari dal premio Orteig. (E qui ci chiediamo: era genio o solo un tizio con una gran voglia di farsi immortalare?)

Nato eroe globale, Lindbergh ha sposato Anne Spencer Morrow nel 1929, generando dodici figli, ma il destino gli ha tirato un brutto scherzo: nel 1932, il loro bimbo di 20 mesi, Charles Augustus Lindbergh Jr., è stato rapito. Dal presidente Hoover al gangster "Al Capone", tutti si sono buttati nelle indagini, ma il piccolo è stato trovato morto due mesi dopo. Il colpevole? Bruno Richard Hauptmann, un ex militare tedesco con un curriculum penale da fare invidia, che è finito sulla sedia elettrica nel 1935 senza mai confessare. (Politica a parte, questa storia è un incubo che fa sembrare Hollywood una favoletta – e Lindbergh? Da eroe a tragedia vivente.)

Dopo il dramma, Lindbergh se n’è andato in Europa, dove ha flirtato con la Germania nazista e accettato decorazioni da Hitler, diventando un isolazionista di ferro negli anni pre-guerra – roba che oggi ti farebbe cancellare dai social. Poi, ha passato gli ultimi anni a salvare animali e scavare nei terreni, morendo di cancro nel 1974 alle Hawaii. Ma torniamo al volo: 33 ore e mezza di terrore puro, con nebbia, ghiaccio e fantasmi immaginari nell’abitacolo – perché Lindbergh si teneva le palpebre aperte con le dita per non schiattare! (Incredibile, eh? Un po’ come quei pazzi di oggi che guidano ubriachi, ma con più stile.)

Alla fine, questo "Lucky Lindy", come lo chiamavano i giornali, non ha solo vinto quei soldi, ma ha aperto il cielo alle compagnie aeree e alle rotte commerciali – trasformando l’aviazione da suicidio a business. Senza di lui, chissà, forse ancora nuotavamo per attraversare l’oceano. (E se vi state chiedendo se era un visionario o un incosciente, beh, forse entrambi – la storia ama i matti geniali!)

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