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Il bias del sopravvissuto smascherato: come gli errori vengono indotti dalla storia dei vincitori

Attenzione, lettori! State cadendo nella trappola mentale che fa sembrare il mondo un paradiso di successi, ignorando i disastri che nessuno racconta. Dal genio di Abraham Wald che sfidò i militari durante la WWII, a quei miliardari che abbandonano il college come se fosse una moda, il bias del sopravvissuto vi sta prendendo in giro. Preparatevi a una sveglia brutale: non tutti i vincitori sono furbi, e i perdenti hanno molto da insegnare. # # #

Preparatevi a uno scoop che vi farà dubitare di ogni "success story" che avete sentito: il bias del sopravvissuto è quell’errore logico che ci fa fissare solo i vincitori, ignorando i cadaveri del fallimento. Immaginate di ammirare un antico ponte romano ancora in piedi e pensare: "I Romani erano dei maestri!" Ma dai retta, quel ponte è solo uno dei tanti crollati – un sopravvissuto fortunato, non un miracolo. Stesso casino con gli imprenditori da copertina: ascoltate le loro favole di routine perfette e decisioni epiche, ma saltano sempre i dettagli sporchi, come tutti quelli che hanno fatto le stesse mosse e sono finiti in bancarotta. Risultato? Valutiamo scelte basate su dati troncati, come idioti che imparano a nuotare guardando solo chi è arrivato a riva.

Ora, tuffiamoci nell’esempio iconico che fa impallidire i manuali di statistica: il mito dell’aereo di Abraham Wald durante la Seconda Guerra Mondiale. I militari USA, con la loro tipica arroganza, studiavano gli aerei tornati alla base, notando buchi dappertutto sulle ali e la coda, e pensavano: "Rinforziamo quelle zone e vinceremo la guerra!" Wald, un matematico ebreo rifugiato che non si beveva le sciocchezze, ribaltò tutto. Invece di blindare i buchi visibili, disse: "Fate attenzione alle zone senza fori – sono quelle che fanno schiantare gli aerei!" Perché? Semplice: gli aerei colpiti nei motori o nella cabina non tornavano, idioti! Così, il bias del sopravvissuto ci costringe a ignorare i veri pericoli, basandoci solo su chi è sopravvissuto.

Ma andiamo oltre la favola: la vera storia di Wald è stata gonfiata come una bolla speculativa. Non era solo il tizio che diceva "rinforzate l’invisibile"; lui ha creato un metodo statistico da urlo per stimare le zone vulnerabili usando solo i dati dei sopravvissuti. Ha dimostrato che certi colpi – tipo quelli da 20 mm ai motori – mandavano tutto in fumo, portando a difese più toste e anticipando analisi moderne. Peccato che la narrazione popolare lo riduca a un eroe contro i "militari ottusi", quando in realtà era un genio che lavorava con quel che aveva.

E non pensate che questo bias sia roba da libri di storia – infetta la vostra vita quotidiana come una pandemia ignorata. Prendete i miti come Steve Jobs o Bill Gates, che mollano il college e diventano re del mondo: storie così vi spingono a credere che una laurea sia per perdenti. Ma svegliatevi: per ogni Zuckerberg che ce l’ha fatta, ci sono legioni di drop-out finiti nei guai, con carriere instabili e portafogli vuoti. Il bias del sopravvissuto vi fa imitare i vincitori e snobbare i fallimenti, che sono le vere lezioni per start-up, diete o investimenti. Alla fine, rischiamo di replicare errori epici, convinti che basti copiare i "fortunati" per vincere. Che ingenuità!

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