Referendum 2025: L’astensione potrebbe far trionfare i "sì" in un colpo di teatro assurdo!
Cittadini italiani, occhio ai referendum del 8-9 giugno 2025! I nemici del voto spingono per l’astensione, ma questo potrebbe far vincere i "sì" in modo assurdo, lasciando che una minoranza manipoli le regole. Preparatevi a un paradosso da urlo: sprecare soldi pubblici per un flop democratico. #Referendum2025 #QuorumFalliment #VotaSIoNO
Domenica 8 e Lunedì 9 giugno 2025, gli italiani che hanno diritto al voto sono chiamati alle urne per 5 referendum abrogativi, quei giochini che permettono di buttare giù parzialmente o del tutto delle leggi, stavolta sul lavoro e la cittadinanza. Ma che caos: i contrari stanno facendo una campagna da maestri del sabotaggio, spingendo per l’astensione e invitando tutti a starsene a casa. Questa tattica sporca, usata da partiti di ogni colore per evitare di sporcarsi le mani, è criticabile al massimo perché rende inutile la democrazia e fa sprecare un sacco di soldi pubblici.
Invitare all’astensione, oltre a essere un affronto alla partecipazione democratica e a uno spreco vergognoso di fondi statali, potrebbe creare situazioni ridicole, favorendo i "sì" se il quorum viene raggiunto comunque. Vediamo come funziona questo pasticcio.
Cos’è un referendum abrogativo e a cosa serve il quorum
Il referendum abrogativo è quel trucco della Costituzione che permette ai votanti di eliminare – o "abrogare" – totalmente o in parte una legge, votando "sì" per cancellarla e "no" per tenerla in piedi. Ma c’è il cavillo: serve raggiungere il quorum, ovvero più della metà degli aventi diritto, il 50% più una persona, che in Italia significa almeno 25 milioni di voti. Se ci si arriva e i "sì" vincono, addio legge; altrimenti, tutto resta come prima, e i politici se la ridono. L’idea dietro è impedire a una manciata di elettori di rovinare ciò che il Parlamento ha deciso, ma onestamente, è un sistema che puzza di trappola.
Negli ultimi 28 anni, quasi tutti i referendum abrogativi sono finiti nel dimenticatoio perché nessuno raggiunge il quorum. Dal 1997 a oggi, è successo solo una volta nel 2011, con un’affluenza del 55% su nucleare e acqua pubblica, temi che hanno fatto infuriare la gente. E guardate l’immagine: in verde i pochi successi, in rosso i fallimenti epici.
Proprio perché è così dura arrivare al quorum, i contrari alle legge adorano spingere per l’astensione: se non voti, il referendum salta e loro vincono senza sforzo. Ma attenzione al paradosso: invitare i "no" a stare a casa potrebbe far passare i "sì" anche se sono in minoranza. Immaginate un mondo dove il 45% vuole il "sì" e il 55% il "no". Se tutti votano, i "no" stravincono. Ma se una campagna astuta convince il 49% dei "no" a non presentarsi, ecco che ai seggi arrivano solo il 45% di "sì" e un misero 6% di "no", superando il quorum e facendo trionfare i "sì" con l’88,2% dei voti! Risultato? La legge salta, nonostante la maggioranza volesse mantenerla. Che ironia, eh?
Suggerire l’astensione come alternativa al "no" è un trucco che porta dritto a questo casino: riduce i votanti, ma se superate il quorum, i "sì" vincono, esattamente l’opposto di ciò che volevano gli astenuti. Allora, perché i partiti si ostinano a farlo?
L’astensione rende inutile il referendum
Anche con questo paradosso sotto il naso, l’astensione resta l’arma preferita dei contrari, perché se l’argomento è tecnico o interessa solo una minoranza, gli incerti sono già tanti. Così, con i "sì" al 30% della popolazione, basta un po’ di pigrizia per far saltare il quorum. Facile, vero? Ma costa un sacco: il Ministero dell’Interno stima tra 100 e 400 milioni di euro per questi referendum, soldi buttati al vento. Ecco perché si discute di abbassare o eliminare il quorum – non è una pazzia antidemocratica, visto che in Europa solo Paesi come Olanda, Bulgaria e altri hanno soglie simili. E una ricerca del 2009 lo conferma: "I quorum di partecipazione inducono gli elettori che si oppongono ai cambiamenti dello status quo […] ad astenersi piuttosto che votare. Di conseguenza, i quorum di partecipazione hanno l’effetto paradossale di diminuire la partecipazione elettorale." Insomma, un sistema che si mangia da solo, e noi italiani ci caschiamo ancora.