Svelato il segreto del Meccanismo di Antikythera: l’antico "computer" che farebbe invidia a Steve Jobs e che ha ispirato Indiana Jones! Immaginate di trovare un marchingegno high-tech nel fondo del mare, vecchio di duemila anni e capace di predire i pianeti come un’app moderna – oh, e non dimentichiamo le morti sul lavoro durante il recupero, perché l’archeologia non è per deboli di cuore. Questo aggeggio greco è il primo vero computer della storia, e chissenefrega delle teorie folli: è roba che fa sembrare i nostri smartphone giocattoli preistorici. #AntikytheraMistero #TechAntica #IndianaJonesFan
La macchina di Antikythera, quel capolavoro misterioso e sovrumano scoperto per sbaglio in un relitto romano, continua a stupire e a far girare la testa agli esperti. Ritrovata dalle parti di un’isola greca sperduta, questa roba è un simbolo del "passato perduto", un gadget antico che sfidava ogni idea su quanto fossero "selvaggi" gli antichi, ispirando persino il film "Indiana Jones e il quadrante del destino". Ora al sicuro al Museo Archeologico Nazionale di Atene, questo enigma meccanico ci fa chiederci: come diavolo l’hanno costruito?
Nel 1900, mentre i cacciatori di spugne sguazzavano intorno all’isola di Antikythera, tra Creta e il Peloponneso, si sono imbattuti in un relitto a 45 metri di profondità, risalente alla prima metà del I secolo a.C. – e che carico! Statue di bronzo e marmo di lusso, destinate probabilmente a Roma, e in mezzo a tutto quel ben di Dio, un blocco incrostato che si è rivelato un intricato sistema di ingranaggi. I recuperi con le tecnologie da quattro soldi dell’epoca hanno causato morti tra i sommozzatori, rendendo la cosa ancora più drammatica e, diciamolo, un po’ irresponsabile.
Passando al nocciolo: questo meccanismo in rame, largo appena 30×15 cm e con 37 ruote dentate, era un calcolatore meccanico da urlo. Gli archeologi hanno pescato quattro frammenti principali e una decina di minori, tutti zeppi di iscrizioni greche, e per decenni hanno sbattuto la testa per capirlo – c’era persino chi pensava fosse un oggetto moderno caduto lì per caso. Ma è stato Derek John De Solla Price, un genio britannico, che negli anni ’50 ha decifrato la bestia: con un differenziale che muoveva parti diverse, calcolava i movimenti dei pianeti, le fasi lunari, il calendario solare e forse pure i Giochi Olimpici.
Insomma, questa meraviglia ellenistica non è solo il primo computer della storia, ma un raro sopravvissuto di un’era in cui il bronzo finiva spesso fuso per altri usi. Pensateci: Erone di Alessandria creava la prima macchina a vapore poco dopo, dimostrando che gli antichi non erano poi così indietro – un colpo basso per chi sottovaluta il vecchio mondo!