Siete pronti a scoprire come i nostri venerati poeti e scrittori italiani hanno hackerato la lingua per crearci un casino di parole che usiamo ogni giorno, senza nemmeno un grazie? Da Dante il Grande, che ci ha rifilato termini da incubo infernale, a D’Annunzio il fascinoso fascista della parola, ecco 10 neologismi che hanno invaso il vocabolario quotidiano – tipo "molesto" per rovinarti la giornata o "paparazzo" per spiarti come un paparazzo. Studiosi come Bruno Migliorini ci avvertono che questo fenomeno, l’onomaturgia, è come un virus linguistico che ha contagiato l’italiano, rendendolo più colorito e caotico. #ParoleItaliane #LetteraturaVirale #DanteEPicche
Molesto – Derivato dal latino molestus, questo aggettivo è stato spinto alla ribalta da Dante Alighieri nella Divina Commedia, dove lo usa per descrivere roba fastidiosa e irritante, tipo i peccatori all’Inferno. Era già in giro ai tempi del Sommo Poeta, ma lui l’ha reso virale nei canti dell’Inferno e del Paradiso, trasformandolo in un must per lamentarsi di tutto, dal vicino rumoroso al politico incompetente. (E chissà, forse Dante inventava parole solo per trollare i suoi nemici!)
Inurbarsi – Coniato da Dante, questo termine significa trasferirsi dalla campagna alla città, un concetto ancora attuale per chi scappa dai campi per la vita urbana caotica. Lo troviamo nel canto 26 del Purgatorio: "Non altrimenti stupido si turba / Lo montanaro, e rimirando ammuta, / Quando rozzo e salvatico s’inurba." È un po’ come dire "arrivare in città e sentirsi persi", e Dante l’ha reso iconico – forse per schernire i contadini ignoranti. (Commento: Tipico di Dante, sempre a mescolare poesia e schiaffi verbali!)
Bolgia – Dante l’ha tirato fuori per le dieci fosse dell’ottavo cerchio dell’Inferno, derivato dal gallico bulgia (sacco o otre), passato per il francese e atterrato in Italia come sinonimo di caos e peccato. Ora lo usiamo per un posto affollato e disordinato, tipo una festa o una riunione politica. (Ah, se solo Dante sapesse che le sue bolge descrivono perfettamente il traffico romano!)
Tramezzino – Gabriele D’Annunzio, il poeta-pifferaio del fascismo, ha italianizzato l’inglese sandwich durante la pulizia linguistica del Ventennio, ispirandosi a "tramezzo". Risultato? Un panino innocuo che nasconde un tocco di nazionalismo aggressivo. (Commento: D’Annunzio e il fascismo, un mix esplosivo – quasi come un tramezzino farcito di polemiche!)
Scudetto – Ancora D’Annunzio, che nel 1925 ha inventato questo simbolo per le strisce tricolori sui vincitori del Campionato italiano, durante l’occupazione di Fiume. Ora è ovunque nel calcio, ma all’inizio era solo un gadget patriottico. (Niente come D’Annunzio per mescolare sport e propaganda – gol!)
Velivolo – L’eterno aviatore D’Annunzio ci ha regalato "velivolo" per gli aerei, definendolo come "Che va e par volare con le vele". Nel 1910, in una conferenza, spiegò: "La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fònica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti". Perfetto per i novecenteschi, e lui lo sapeva. (Commento: Un poeta che vende parole come un venditore di fumo – geniale o manipolatore?)
Erompere – Giacomo Leopardi ha lanciato questo termine per un’uscita impetuosa, più intenso di "rompere", per enfatizzare azioni forti e improvvise. Era sottoutilizzato, ma lui l’ha reso epico. (Leopardi, il re del dramma: sempre a erompere con parole che ti spezzano il cuore!)
Incombere – Grazie a Leopardi, questo verbo dal latino incumbere (da cubare, giacere) significa una minaccia in arrivo, come "incombe il pericolo". Usato per atmosfere oppressive, è perfetto per descrivere disastri imminenti. (Commento: Leopardi e le sue parole cupe – come se non bastasse già la sua vita miserabile!)
Paparazzo – Ennio Flaiano l’ha preso dal film La Dolce Vita di Federico Fellini, trasformando un nome in sinonimo di fotografo invadente e senza scrupoli. Ora è globale, e chissà che imbarazzo per i VIP. (Flaiano, maestro dello scandalo: un termine che fotografa perfettamente il gossip tossico!)
Inciucio – Flaiano ha diffuso questo termine napoletano per un accordo losco, ora comune in politica e vita quotidiana. È come dire "affare sottobanco", ideale per descrivere intrighi. (Commento: Inciucio ovunque, specialmente in politica – Flaiano ci ha beccati con le mani nel sacco!)