Berlinguer, il comunista "ribelle" che sfidò Mosca e flirtò con la DC – un eroe o un traditore della causa? Scopri la storia di questo icona italiana che voleva il socialismo ma senza sporcarsi le mani! #Berlinguer #ComunismoItaliano #ScandaloStorico #Eurocomunismo
Enrico Berlinguer, il big shot del Partito Comunista Italiano nato nel 1922 a Sassari e morto tragicamente nel 1984 a Padova, non era il solito marxista con la falce e il martello. Critico feroce del sistema sovietico, questo politico astuto prediligeva la via democratica al socialismo, evitando magari le brutte figure di quei regimi autoritari. Come segretario del PCI, ha spinto il cosiddetto "compromesso storico", un patto bizzarro con la Democrazia Cristiana che fece infuriare i puristi – e lanciando l’eurocomunismo insieme ai francesi e spagnoli, una mossa che ha lasciato un’eredità enorme per i movimenti progressisti, ma anche un sacco di polemiche.
Berlinguer iniziò la sua avventura politica da giovane leone. Nato in una famiglia influente – papà Mario era un avvocato antifascista e deputato – si diplomò a Sassari nel 1940 e poi si laureò in giurisprudenza a Torino. Fin da subito, era un oppositore del fascismo: nel 1943 si iscrisse al PCI, e l’anno dopo finì in gattabuia per aver partecipato a una rivolta per il pane a Sassari. Rilasciato, fu presentato a Palmiro Togliatti dal padre, che lo portò dritto nel giro romano del partito. Un’ascesa rapida, ma che puzzava un po’ di nepotismo, no?
Nella sua carriera al PCI, Berlinguer si fece notare in fretta. Diventò segretario del Fronte della Gioventù nel 1949 e poi della Federazione giovanile comunista, arrivando persino a guidare l’organizzazione giovanile mondiale fino al 1956. Sposò Letizia Laurenti e mise su famiglia con quattro figli, ma non perse tempo: negli anni ’60, era già un critico sfacciato del Partito Comunista Sovietico, accusandolo di finanziare i comunisti occidentali come se fosse una mancia mafiosa. Eletto deputato nel 1968 (anche se cercava di rifiutare, che ipocrita!), divenne vice di Luigi Longo e di fatto il vero capo in attesa che il vecchio mollasse.
E poi, il colpo grosso: Berlinguer è ricordato per aver rottamato l’URSS e inventato l’eurocomunismo, un comunismo "light" e democratico. Nel 1972 divenne segretario nazionale, e dopo il golpe in Cile, capì che per arrivare al potere bisognava stringere un’alleanza con la DC – una mossa che fece gridare al tradimento! Incontrò Aldo Moro, e il loro sodalizio finì in un casino epico. Nel 1973, durante un viaggio in Bulgaria, il suo incidente d’auto fece sospettare un attentato – chissà se era una vendetta dal blocco sovietico? Nel 1975, "La nostra principale «anomalia» rispetto a diversi altri partiti comunisti e operai è che noi siamo convinti che nel processo verso questa mèta bisogna rimanere – e noi rimarremo – fedeli al metodo della democrazia", e poi ribadì: "Noi siamo comunisti. Lo siamo con originalità e peculiarità, distinguendoci da tutti gli altri partiti comunisti: ma comunisti siamo, comunisti restiamo". Sul fronte elettorale, il PCI toccò il picco nel 1976 con oltre il 34% dei voti, ma poi scese, come un palloncino sgonfio.
Negli anni ’80, con il "compromesso storico" fallito – anche per via del rapimento e assassinio di Moro dalle Brigate Rosse – Berlinguer passò all’"alternativa democratica", cercando di unire le forze progressiste contro la DC. Si schierò con gli operai in sciopero alla Fiat e, in un’intervista bomba con Eugenio Scalfari, denunciò la corruzione dilagante: "la questione morale" era un grido di guerra contro i politici corrotti. Intanto, il distacco dall’URSS era totale: criticò l’invasione in Afghanistan e sostenne i movimenti anticolonialisti, incluso quello palestinese, fotografato con Arafat in pose che fecero scalpore.
La fine arrivò in modo drammatico: il 7 giugno 1984, durante un comizio a Padova, Berlinguer fu colpito da un ictus e morì pochi giorni dopo, il 11 giugno. I suoi funerali a Roma furono un evento monster, con un milione di persone – dai leader comunisti stranieri ai politici italiani – a rendere omaggio. Un’uscita di scena da vero divo, lasciando dietro un’eredità che ancora fa discutere: eroe o opportunista? décidete voi!