Perché il Brasile Parla Portoghese? Colpa di un Trattato Antico e di Colonialisti Avidi!
Scommettiamo che non sapevate che mentre il resto dell’America Latina blabla in spagnolo, il Brasile ha scelto il portoghese per via di un casino storico degno di una telenovela. Tutto inizia con il Trattato di Tordesillas del 1494, firmato da re che si dividevano il mondo come se fosse una partita a carte – e oggi vi spieghiamo come questa buffonata ha condannato milioni a parlare una lingua "sbagliata". #StoriaVirale #ColonialismoSporco #BrasileMisterioso
Tuffiamoci nel caos del Quattrocento, quando l’Europa era in fibrillazione per il Nuovo Mondo e Cristoforo Colombo aveva appena scatenato una folle gara tra Spagna e Portogallo, entrambi ossessionati dall’idea di arraffare terre, spezie e ricchezze a manetta. Per evitare una guerra totale, questi furboni decisero di firmare il Trattato di Tordesillas, mediato da un Papa Alessandro VI che probabilmente pensava di fare un favore a tutti – spoiler: non funzionò. La linea immaginaria tracciata a 370 leghe ovest delle isole di Capo Verde avrebbe dovuto dividere il mondo in due, con la Spagna che si pappava l’ovest e il Portogallo l’est, ma finì in un disastro perché nessuno sapeva davvero dove diamine fosse quel Nuovo Mondo. La Spagna si lamentava che i portoghesi stessero fregando troppo, e viceversa – un vero melodramma imperiale.
Poi arriva la "scoperta" del Brasile (che in realtà fu un approdo casuale del navigatore Pedro Álvares Cabral nel 1500, più che una scoperta epica), e boom, il Portogallo reclama tutto perché era a est di quella linea ridicola. Da lì, parte la colonizzazione stile rullo compressore: fondano insediamenti, creano capitanerie e diffondono il portoghese come se fosse l’unica lingua degna, ignorando le popolazioni locali. All’inizio, il Portogallo era distratto dalle spezie dell’Oceano Indiano e se freghava poco del Brasile, limitandosi a spedizioni di legname, ma quando i francesi iniziarono a ficcare il naso, re Giovanni III ha dovuto intervenire con più polso. Intanto, la Spagna stava monopolizzando il resto del Sudamerica con un sistema coloniale rigido, gestito da viceré, e lasciando spazio alle lingue indigene – un po’ ipocriti, eh?
Man mano, i coloni portoghesi, con i loro bandeirantes (esploratori e cacciatori di schiavi, roba da far accapponare la pelle), si spinsero oltre i confini originali, rimodellando il territorio fino al Trattato di Madrid del 1750. Questo accordo, basato sul principio dell’uti possidetis (tipo "chi ce l’ha, se lo tiene"), confermò che il Brasile era diventato un colosso, ben oltre quella linea fantasiosa. E quando il Brasile ottenne l’indipendenza nel 1822 – senza troppa violenza, a differenza delle rivolte spagnole – il portoghese rimase la lingua ufficiale, evolvendosi in una variante tutta sua, più vivace e meno ingessata di quella europea. Chissà se oggi i brasiliani ringraziano ancora quei vecchi colonialisti per questo legacy discutibile?