"Pompei" cinese: Lajia, il villaggio sepolto vivo da un’alluvione di fango! Immaginate un disastro epico che trasforma una tranquilla comunità agricola in un freezer di storia: scoperti spaghetti antichi, semi di cereali e scheletri intrappolati nei loro ultimi momenti. È la prova che Madre Natura è una maestra crudele, e la Cina antica nasconde segreti che farebbero impallidire perfino i romani! #PompeiCinese #Archeologia #CinaAntica #DisastriStorici
Ehi, lettori affamati di scandali preistorici, preparatevi a un tuffo nel fango! Oltre alla già famosa Sizhou, in Cina spunta un altro sito che si è guadagnato il nickname di "Pompei" cinese: Lajia, un antico villaggio nella Cina settentrionale, datato tra il III e il II millennio a.C. Immaginatevi una comunità pacifica lungo il Fiume Giallo, spazzata via da un’alluvione di fango che ha fatto sembrare la pioggia di cenere di Pompei una pioggerellina innocua – e indovinate? Probabilmente innescata da un terremoto, o almeno così chiacchierano gli esperti.
Questa roba è legata alla cultura di Qijia, i pionieri del bronzo in Cina preistorica, che dominavano la valle del Fiume Giallo tra il 2600 e il 1600 a.C. Erano maestri dell’agricoltura, con raccolti che facevano esplodere la popolazione – fino a quando il clima si è messo a fare i capricci, rovinando tutto e mandando in fumo la loro golden age. Tipico, eh? La natura che gioca a fare il dittatore.
Il villaggio di Lajia è finito sotto tonnellate di melma attorno al 1920 a.C., e cosa ci troviamo? Un sito archeologico in perfetto stato, grazie a strati di fango che hanno conservato manufatti, semi di grano, orzo e soprattutto miglio, come se fosse un takeaway preistorico. Niente riso da queste parti – quello era roba per il sud, mentre qui stavano appena sperimentando. E tra i ritrovamenti più succulenti? I "noodles", gli spaghetti più antichi del mondo, rinvenuti in un vaso di ceramica fatti di miglio e grano. Intanto, allevavano maiali, pecore e bovini, ma quei poveri suini finivano più spesso sui altari dei sacrifici che sui piatti – un po’ come le mode alimentari di oggi, ma con meno Instagram.
Non è solo roba da museo: gli scheletri umani trovati sul posto raccontano una storia da brividi, con persone cristallizzate negli ultimi secondi di vita, proprio come i calchi di Pompei. Questi resti hanno dato agli studiosi cinesi un biglietto di sola andata per capire come vivevano le popolazioni del nord tra Neolitico e età del bronzo. Un disastro che, alla fine, ha conservato più segreti di quanti ne abbia sepolti – e chissà, magari una lezione per non sottovalutare il fango!