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Ai cittadini iraniani viene imposto di eliminare WhatsApp dai dispositivi per ragioni controverse

in guerra digitale: "Disinstallate !" per fermare le spie israeliane? Che caos!

Oh, ehi, gente, preparatevi a un dramma epico: l’Iran sta urlando ai suoi cittadini di cancellare WhatsApp d’urgenza, accusando l’app di passare dati sensibili dritti a Israele, proprio mentre le tensioni militari stanno per esplodere. La TV di Stato iraniana ha tuonato "Disinstallate WhatsApp!", senza una briciola di prove, solo un sacco di paranoia su sicurezza e privacy. Intanto, il Paese è in pieno blackout digitale, come denunciato da NetBlocks, perché i regimi autoritari amano spegnere internet quando le cose si scaldano. WhatsApp, di proprietà di Meta, ribatte che i messaggi sono blindati da crittografia end-to-end e non vendono dati a nessuno – ma chi ci crede davvero in questi tempi di spie e controspie? #IranVsWhatsApp #SpyScandal #CensuraDigitale

Ora, tuffiamoci nel caos: il 18 giugno, la TV di Stato ha lanciato questo appello isterico "Disinstallate WhatsApp!", motivato dal terrore che l’app, con le sue funzioni di localizzazione, stia spiando gli iraniani per conto di Israele. Niente prove concrete, solo accuse sensazionalistiche, mentre il Paese subisce un blackout quasi totale di internet – un trucchetto classico per zittire le voci dissidenti. E non dimentichiamo che WhatsApp non è sola: anche altre app basate sulla posizione sono nel mirino, perché in Iran, ogni dato è una bomba.

La risposta di WhatsApp è stata un bel "non siamo noi i cattivi", con un portavoce che spara a zero sulle accuse, ribadendo che l’app usa crittografia end-to-end, quindi solo voi e il vostro amico potete leggere i messaggi. "WhatsApp è preoccupata che queste false segnalazioni possano essere una scusa per bloccare i nostri servizi… Non tracciamo la vostra posizione esatta, non teniamo traccia dei messaggi ricevuti e non tracciamo i messaggi personali che le persone si scambiano. Non forniamo informazioni in blocco ad alcun governo." Insomma, Meta giura di non spiare per conto di nessuno, ma in un mondo dove i governi si odiano, chi è che ci crede?

Non è la prima volta che l’Iran fa il bullo con WhatsApp – pensate alle proteste del 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, quando hanno bloccato l’app per spezzare le organizzazione delle manifestazioni. Sì, insieme a Instagram, Telegram e X (quell’ex Twitter), WhatsApp è il nemico pubblico numero uno per un regime che odia le chiacchiere libere.

E poi, i fatti recenti: come Gregory Falco avvertono che i server di WhatsApp sono all’estero, quindi l’Iran non controlla un accidente. Parliamo anche di metadati – quelle info su chi parli, quando e per quanto – che non sono crittate e potrebbero finire in mani sbagliate. Ricordate i casini con spyware? A gennaio 2025, Meta ha rivelato attacchi a utenti WhatsApp da parte di Paragon Solutions, un’azienda israeliana, e nel 2019, NSO Group con Pegasus ha spiato migliaia, finendo con una multa da 167 milioni di dollari. Insomma, l’Iran ha ragione a preoccuparsi, ma usa questa scusa per stringere la morsa sul controllo digitale, in piena guerra con Israele. Che spettacolo!

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