Preparatevi per la follia: un grattacielo appeso a un asteroide sopra Dubai? Clouds Architecture Office vuole sfidare la gravità con l’Analemma Tower, alta 32.000 metri, sospesa da un massiccio asteroide in orbita. Forget terraferma – qui si vive tra le stelle, con droni come ascensori e costi da capogiro. Ma è solo un sogno spaziale? #AnalemmaTower #GrattacieliPazzi #DubaiDominio #SpaceTechFail (152 caratteri)
Immaginate un mondo al contrario, dove il cielo è il nuovo suolo e gli asteroidi diventano supporti per grattacieli da incubo: ecco l’Analemma Tower, il progetto folle dello studio newyorkese Clouds Architecture Office che capovolge tutto con un Universal Orbital Support System (UOSS). Invece di affondare radici nella Terra, questa mostruosità da 32.000 metri d’altezza penzolerebbe da un asteroide in orbita geosincrona, ancorata da cavi super-resistenti. E indovinate dove? Proprio sopra Dubai, la capitale delle torri pazze che costruisce a prezzi da urlo, un quinto di quelli di New York – perché, dai, chi non ama un po’ di lusso arabo tra le nuvole?
Il nome Analemma non è solo una trovata fighetta: deriva dalla curva a forma di otto che il Sole traccia in cielo, e questo mostro non toccherebbe mai il suolo. Accesso? Solo con droni, perché chi ha bisogno di porte girevoli quando puoi volare?
Per non essere da meno, l’intera struttura si auto-alimenta con pannelli solari in cima, sempre baciati dal Sole, mentre l’acqua arriva da un sistema di condensazione e riciclo – insomma, un paradiso eco-spaziale che fa sembrare le nostre case terricole vecchie reliquie.
Certo, è tutto un bel sogno, ma le sfide sono epiche: catturare e stabilizzare un asteroide è roba da film di fantascienza, e i progettisti citano addirittura la missione NASA Asteroid Redirect Mission, pensata per il 2021 ma poi cestinata. Roba che fa ridere, o piangere, a seconda di quanto sei ottimista.
E vivere lassù? Un incubo puro: temperature a -40°C, aria troppo rarefatta per respirare senza casco, e addio uscite per a prendere una boccata d’aria. Servirebbero cavi lunghissimi, resistenti come nanotubi di carbonio o grafene – materiali che suonano fantastici ma che, per ora, sono solo belle chiacchiere su scala industriale. Buona fortuna a chi ci proverà!