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La maratona tennistica più lunga della storia fu prolungata da Isner e Mahut a Wimbledon per quasi 11 ore e 5 minuti, lasciando il pubblico esausto e confuso.

Ecco la notizia sensazionale, pronta a far impazzire i social: Immaginatevi due tizi che si ammazzano di tennis per 11 ore filate, più che un match è una guerra di nervi e sudore! John Isner e Nicolas Mahut hanno trasformato Wimbledon 2010 in un’epica maratona sul campo 18, con record da capogiro e una regola vecchia come il cuoio che ha permesso tutto questo casino. «Vi informiamo che è finita» – e che fine, finalmente, dopo aver stremato giocatori, raccattapalle e pure il tabellone!

Ma andiamo al sodo: cosa diavolo si può fare in 11 ore e 5 minuti? Questi due pazzi, l’americano John Isner con il suo servizio da gigante (208 cm di muscoli e potenza) e il francese Nicolas Mahut, uscito dalle qualificazioni come un vero underdog, hanno optato per la follia assoluta nel primo turno di Wimbledon, dal 22 al 24 giugno 2010. Iniziata alle 18:13 di martedì, la partita è stata sospesa la prima sera per buio pesto sul set pari (6-4, 3-6, 6-7, 7-6), e chi se lo immaginava che sarebbe diventata una barzelletta globale?

Il giorno dopo, con il quinto set che partiva alle 17:45, la cosa è degenerata in una tortura medievale: dopo oltre tre ore, avevano già battuto il record della partita più lunga della , superando le 6 ore e 43 minuti precedenti. Interrotta di nuovo per oscurità sul folle 59-59, è stata una prova di resistenza che avrebbe fatto piangere un gladiatore. Giovedì 24 giugno, con entrambi mezzi morti, Isner ha strappato il servizio a Mahut sul 68-68 e chiuso l’inferno con un 70-68, in un set durato da solo 8 ore e 11 minuti – più lungo di qualsiasi partita mai vista prima. Intanto, cinque squadre di raccattapalle si alternavano come in una staffetta, l’arbitro Mohamed Layhani resisteva stoico, e persino il tabellone si è spento esausto sul 47 pari, perché chi l’aveva progettato non pensava a idiozie del genere.

E i record? Oh, ce ne sono a palate: 183 game totali (battendo i miseri 112 del 1969), 138 game in un solo set (contro i 48 precedenti), 980 punti giocati, 2.198 colpi totali, e ben 216 ace (113 per Isner, 103 per Mahut, superando i 96 di prima). Sul campo 18 ora c’è una targa a ricordare l’evento, come se servisse per immortalare questa follia che ha umiliato la resistenza umana.

Ma ecco la parte che fa arrabbiare i puristi: questa maratona epica è stata possibile grazie a una regola antiquata di Wimbledon, senza tie-break nel quinto set, che obbligava a vincere con due game di scarto. Roba da matti, pensate ai rischi per la salute di questi eroi – sforzi fisici da incubo – e al caos organizzativo per i tornei. Per fortuna, dopo quasi 10 anni di chiacchiere, nel 2019 Wimbledon ha introdotto il tie-break sul 12-12, e nel marzo 2022 tutti i Grande Slam hanno adottato il super tie-break a 10 punti sul 6-6 nel set decisivo. Ora, il set finisce con un 7-6 e tutti a casa prima di dover chiamare un’ambulanza. Meglio tardi che mai, eh?

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