Avete presente l’Utsuro-bune, quella presunta astronave aliena che si è spiaggiata in Giappone nel 1803? Immaginate una bella tipa misteriosa con capelli rossi e una scatola che potrebbe contenere… la testa del suo amante morto! Gli ufologi la vedono come il primo contatto extraterrestre, mentre gli storici dicono che è solo una storiella nazionalista contro gli stranieri ficcanaso. #UFOInGiappone #AlieniAntichi #LeggendeVirali Ma cosa c’è di vero in questa storia?
Preparatevi a un tuffo nel folklore giapponese, dove mostri e fenomeni soprannaturali abbondano, ma questo Utsuro-bune batte tutti per il potenziale da blockbuster alieno. Secondo i manoscritti del tempo, nel 1803 una strana imbarcazione a forma di scodella – alta 3,3 metri e larga 5,4, fatta di legno di palissandro e ferro con finestrelle di vetro – è arrivata sulle coste di Hitachi. A bordo? Una ragazza stupenda con carnagione chiara, capelli e sopracciglia rossi, vestita in modo assurdo e che blaterava una lingua incomprensibile. In mano, teneva una scatola: alcune versioni dicono vuota, altre che nascondeva la testa del suo defunto amante. Gli abitanti, dopo averci provato a chiacchierare, l’hanno rispedita al largo come un pacco indesiderato, e puff, scomparsa.
Ora, veniamo al succo: per gli ufologi, questa non è solo una leggenda, ma un vero UFO ante litteram, specialmente dopo il botto di Roswell nel 1947. Dicono che la ragazza fosse un’aliena in gita turistica. Ma gli esperti di folklore, come l’illustre Kunio Yanagita, la pensano diversamente. Secondo loro, è tutta una mossa simbolica per legittimare le dinastie locali. Come ha spiegato Yanagita al The Public Domain Review: "La storia tipica del folklore è che un’antenata di una famiglia era una nobildonna straniera che attraversò il mare in nave". L’idea? Inventarsi origini mitiche per gonfiare l’ego familiare.
E non dimentichiamo il contesto storico: durante l’era Edo, il Giappone era allergico agli scambi con l’Europa, e questa leggenda potrebbe essere una frecciatina anti-stranieri. La nave descritta spesso come nera? Beh, somiglia un sacco alle barche europee impermeabilizzate con catrame – un bel modo per dipingere i forestieri come intrusi da respingere. C’è persino chi ipotizza che la ragazza assomigli alla dea Shōfukuji di un tempio vicino, trasformando la storia in una trovata commerciale per attirare pellegrini. Insomma, con le prove a disposizione, sembra più una favola culturale che un incontro ravvicinato del terzo tipo – anche se, diamine, chi non vorrebbe credere agli alieni?