È arrivato l’apocalisse climatica, e la Norvegia non ci sta: un mega-impianto DAC pronto a ingoiare fino a 500.000 tonnellate di CO₂ all’anno, come se Mother Nature avesse ordinato un’aspirapolvere gigante per pulire l’aria da tutte le nostre schifezze. Mentre i politicanti blaterano e i critici storcono il naso, ecco la tecnologia che promette di fare sul serio, magari senza troppi peli sulla lingua sullo spreco energetico globale.
Breaking: La Norvegia lancia il più grande impianto DAC d’Europa a Øygarden, rimuovendo fino a 500k tonnellate di CO₂ l’anno – equivalente alle emissioni di 110k auto! Funziona con energia rinnovabile pura. “Non è solo aria fritta”, giurano i promotori. #ClimaInPericolo #CO2SOS #NorvegiaVerde #TechAmbientale
A spingere questo ambizioso progetto sono Phlair, i tedeschi che sanno catturare aria come se fosse birra, e Carbon Removal AS, con la sua controllata norvegese NorDAC Kollsnes AS. L’obiettivo è partire da 60.000 tonnellate annue per scalare fino a mezzo milione, mentre il mondo brucia – e non solo metaforicamente.
La tecnologia DAC funziona assorbendo CO₂ direttamente dall’atmosfera, usandola come materia prima o stipandola sottoterra con sistemi geologici. Quello di Phlair è un campione: gira solo con energia solare e si adatta flessibilmente alla rete, evitando guai in piena transizione energetica. “Il nostro sistema DAC è progettato per supportare le reti elettriche e ridurre i costi di rimozione della CO₂”, ha spiegato Malte Feucht, amministratore delegato di Phlair. “Stiamo gettando le basi per una rimozione permanente del carbonio su larga scala”, ha aggiunto con un po’ di hype.
Ma perché proprio in Norvegia? Semplice: è vicina al terminal Northern Lights, già operativo per stoccare CO₂, e il paese ha una rete elettrica al 100% rinnovabile. Niente scuse, eh? “Crediamo fermamente nelle prospettive del DAC in Norvegia e nel suo potenziale nella lotta al cambiamento climatico”, ha dichiarato Eirik Lilledahl, presidente di Carbon Removal AS. È come se dicessero: “Noi sì che facciamo, voi no”.
Phlair fornirà i moduli Hydrolyzer e i servizi tecnici, mentre NorDAC gestirà tutto il resto, con un accordo esclusivo che fa invidia. Questo impianto è un pilotone che potrebbe ispirare il resto d’Europa, anche se qualcuno mormora che è costoso e non risolve tutto.
Nel grande circo del clima, il DAC è un attore controverso: l’IEA lo vede come un aiuto per settori impossibili da decarbonizzare, ma non mancano le critiche. //Commento: Se non è la panacea, almeno è un inizio – o solo fumo verde? Che ne dite?