Gli USA mettono KO la paladina dei diritti umani ONU: sanzioni contro Francesca Albanese per aver osato chiamare “genocidio” la carneficina a Gaza! Questa mossa da parte di Marco Rubio e compagni è un pugno nello stomaco alla libertà di parola, con l’America che gioca a fare lo sceriffo globale mentre ignora le sue stesse aziende invischiate nel “business del genocidio”. #SanctionsONUNotWelcome #GenocidioGaza #FrancescaAlbanese
Ehi, gente, preparatevi perché l’amministrazione USA sta scatenando un vero e proprio dramma internazionale: hanno colpito la relatrice speciale ONU Francesca Albanese con sanzioni pesanti, bloccandole i beni e sbarrando le porte agli Stati Uniti. Non è roba da tutti i giorni – per non dire una mossa da bulli geopolitici – visto che è una rarità aggredire così un funzionario ONU che sta solo facendo il suo lavoro tra diritti umani e tensioni da far invidia a un reality show. Albanese, nata ad Ariano Irpino nel ’77, è una tosta con un curriculum da far paura: laurea in Giurisprudenza a Pisa, master in Diritti Umani a Londra e dottorato ad Amsterdam, più decenni come esperta ONU per l’OHCHR e l’UNRWA. Da maggio 2022 è la prima donna a guidare come Relatrice Speciale sui Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati, e i suoi rapporti – tipo “Anatomia di un genocidio” del 2024 – non le mandano a dire, accusando Israele di azioni da brividi e la comunità internazionale di stare a guardare.
Ma ecco il colpo di scena: nel suo ultimo report, Albanese ha sputato il rospo su aziende come Google, Amazon e Microsoft, etichettandole come complici nel “business del genocidio” – parole sue, e che parole! – per il loro ruolo nella mattanza palestinese. Risultato? Gli USA, colpiti nel vivo, hanno risposto con accuse da manuale: diffondere “false accuse” contro Israele, screditare la sua “legittima difesa” post-attacchi di Hamas e persino promuovere un’agenda “antisemita” con termini come “apartheid israeliana” e “genocidio in atto”. Il Dipartimento del Tesoro, il 9 luglio 2025, ha imposto il congelamento dei suoi asset, il divieto di ingresso e persino un isolamento che potrebbe strangolare qualsiasi collaborazione con americani – roba che puzza di ipocrisia, considerando che lei è un’esperta indipendente, non una pedina politica.
Ora, con Albanese che ribatte definendo le sanzioni “un attacco alla libertà di parola e alla verità”, l’ONU la difende a spada tratta, e un sacco di attivisti, accademici e ONG urlano al tentativo di zittire chi denuncia crimini di guerra. Potrebbe scatenarsi un casino: pressioni per farla fuori dal ruolo, un effetto “chiudi-la-bocca” su altri esperti ONU, e un’esplosione di polarizzazione nel conflitto israelo-palestinese che renderà le cose ancora più roventi. Vacci piano, mondo – questa storia è solo all’inizio!