Scooped: La #TanLineChallenge è una follia virale che brucia la pelle e il buon senso! Giovani idioti che si abbronzano fino a sembrare mappe geografiche solo per like, con oltre 200 milioni di views su TikTok. Gli esperti urlano: “Rischio tumori della pelle!”, ma chi se frega con tutti quei cuoricini? #SunBurnMadness #TrendingDanger #StopTheTanChaos
Eccola qui, l’estate 2025 che nessuno si aspettava: giovani in fila per trasformarsi in calamite per melanoma, sfoggiando abbronzature da zebra rovesciata su TikTok. Scrolli il feed e bam, ragazze che tirano giù le spalline con orgoglio, mostrandoti spalle a strisce tra bianco latte e rosso fuoco, come se stessero lanciando una moda invece che un invito al dermatologo. I commenti? Un mare di “bellissima” e cuoricini, con qualche voce tremante che borbotta: “Ragazzi, vi state rovinando la pelle”. Ma andiamo, in questo circo digitale, chi ha tempo per la salute quando i like sono la nuova valuta?
Il ritorno degli abbronzatissimi, e dico io, che cavolata! Questa #tanlinechallenge è partita dall’Australia come un’onda tossica, rimbalzata negli USA e atterrata in Europa, mietendo visualizzazioni da capogiro: 200 milioni per #sunburnttanlines, e su Instagram #suntan che sfiora il milione. Video dopo video, è un loop infernale: tizi che si vantano delle loro scottate epiche, con un’influencer australiana che confessa candidamente nel suo reel da 300mila views: “Ho un’ossessione per le linee di abbronzatura”. E una giovane inglese, con 70mila visualizzazioni al suo nome, che ride e spara: “La mia faccia è così bruciata che probabilmente ho un cancro alla pelle”. Geniale, no? Come se il cancro fosse un accessorio trendy.
Ma ecco la voce degli esperti che nessuno ascolta, poveretti. Jay Allen, CEO della Australian Skin Cancer Foundation, è furioso e tuona: “La sfida dell’abbronzatura su TikTok è folle. Se solo sapessero il danno che si stanno facendo”. E Mark Nevin del Cancer Council non è da meno, spiegando come questi ragazzini trattino le linee da abbronzatura come trofei, scambiandosi trucchi per scottarsi di più. La verità? Bastano quindici minuti al sole per rovinarti la vita, aumentando il rischio di tumori cutanei ogni volta che ti trasformi in un’aragosta. Peccato che sui social queste perle di saggezza annegano sotto montagne di idiozie virali. Commento: Davvero, gente, è così figo rischiare la pelle per un po’ di gloria online?
Poi ci sono le app complici del disastro, perché non bastava la stupidità umana. Queste diavolerie con l’intelligenza artificiale ti analizzano la pelle e ti dicono: “Oggi puoi esporti per 23 minuti” o “Con questo meteo, meglio 35 minuti”. Sembra scienza, ma è solo un biglietto per l’ospedale. Gli esperti, sempre ignorati, gridano che non esiste un abbronzatura sicura, che la protezione 50+ è d’obbligo e di stare alla larga dal sole di mezzogiorno. Ma chi li sente, con una challenge da vincere e i follower da impressionare? Commento: Queste app sono come spacciatori digitali, e noi li paghiamo con la nostra salute.
Passiamo al prezzo della vanità digitale: immagina una ragazza che mostra la schiena mezza ustionata, e i commenti che fioccano tipo “Wow, che abbronzatura!” o “Tutorial please!”. Nessuno fiata sui danni veri, come rughe premature, macchie da incubo o quel melanoma bastardo che potrebbe strisciare fuori tra dieci anni. I social creano una bolla dove scottarsi è cool, e le linee del costume sono lo status symbol del momento – se non ce le hai, sei out. Patetico, no?
Infine, un fenomeno che va fermato, perché stiamo parlando di giovani che giocano alla roulette russa con la pelle. Serve educazione, spiegare che ogni scottatura lascia un segno invisibile e permanente. Le piattaforme social? Potrebbero limitare questi contenuti tossici, ma sappiamo tutti che il business delle views viene prima della tua vita. Resta a te, lettore: la prossima volta che vedi una #tanlinechallenge, chiediti se valga la pena sacrificare la salute per qualche like passeggero. I trend vanno e vengono, ma i tumori restano, e questo è un dato di fatto crudo e reale.