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Le impronte degli sbarchi lunari vengono rivelate dalla Terra, ma i telescopi casalinghi non reggono il confronto

Siete pronti a sfatare le teorie del complotto più folli della ? L’Apollo 11 è atterrato sulla Luna nel 1969, e sì, i complottisti possono andare a farsi benedire – perché quegli specchi lassù stanno ancora rimbalzando per provarlo!

Ah, il 20 luglio 1969: l’equipaggio dell’Apollo 11 ha piantato bandiera sulla Luna, mettendo a tacere (o almeno ci provando) i negazionisti che ancora blaterano di trucchi hollywoodiani. Fortuna che la Luna conserva le tracce umane come una vecchia nonnina tiene i suoi cimeli, a partire dalla sonda russa LUNA-2 che fu la prima a toccarla. E ora? Beh, se vi fidate più di una sitcom che della NASA, andate a rivedere l’episodio 23 della terza stagione di Big Bang Theory, dove i nerd replicano un esperimento laser per misurare i 384.400 Km che ci separano dal nostro satellite. Quei ritorni di segnale sono la prova che gli umani hanno lasciato roba lassù, ma dimenticatevi di farlo con i vostri giocattolini: servono laser giganti da 3,5 metri, non le lucine di Natale del vostro giardino. Per “vedere” le tracce, affidatevi ai satelliti che spiattellano i segni dei rover lunari.

Prendiamo i retroriflettori dell’Apollo 11: Neil Armstrong e Buzz Aldrin hanno piazzato questi affari – specchi cubici con tre facce riflettenti – per rimandare indietro i laser e calcolare la distanza Terra-Luna. Il primo colpo? Lanciato dal Lick Observatory appena due settimane dopo l’allunaggio, e bam, il segnale è tornato dopo 2,5 secondi, misurando esattamente 384.400 km con una precisione da far invidia a un chirurgo. Con le tech moderne, ora arriviamo a 0, mm di accuratezza, scoprendo che la Luna ci sta mollando piano piano – chissà, magari per sfuggire ai nostri pasticci terrestri.

E non è solo roba yankee: l’URSS ha mandato i suoi retroriflettori con la Lunokhod 1, e persino l’India con Chandrayaan-3 si è unita al party. Ma provate a immaginare di sparare un laser da casa per colpire questi specchi? Impossibile, gente. I telescopi come quello di Apache Point hanno bisogno di 3,5 metri di diametro per gestire il casino atmosferico, che allarga il fascio laser a 1,8 km sulla Luna. Risultato? Solo 1 fotone su 30 milioni (ehi, complottisti, fate i conti su quello) riesce a tornare, e una volta qui diffonde il segnale su 15 km. Le probabilità di successo? 1 su 1.024 quadrilioni – ma per fortuna i laser moderni sparano 300 quadrilioni di per volta, catturandone 1.200 al minuto. Niente da fare con attrezzature “casalinghi” – yeah, come se il vostro supermarket-laser potesse competere.

E le orme degli astronauti? Sogniamo pure, ma da Terra è un buco nell’acqua: telescopi e atmosfera rovinano tutto, e per beccare il modulo d’atterraggio serve roba in orbita, tipo la Lunar Reconnaissance Orbiter Camera. A 33 km dalla superficie, scatta foto a 50 cm per pixel,Enough to spot rover tracks and big toys, but forget about individual footprints – troppo piccolo per i nostri telescopi da quattro soldi. Insomma, la Luna è lassù a riderci in faccia, ma almeno le prove sono schiaccianti.

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