Allarme zanzare assassine! La zanzara tigre ha colpito duro in Italia: primo caso autoctono di Chikungunya a Piacenza, con 30 infezioni totali da inizio anno – 29 portate dai viaggiatori sconsiderati. Non è più solo un problema esotico: questa roba fa male, con dolori articolari che durano mesi, e gli esperti avvertono di un possibile boom in coste e periferie. Sveglia, gente! #Chikungunya #ZanzaraTigre #EmergenzaItalia #VirusInvasione
In una nazione dove le zanzare sembrano più organizzate delle nostre amministrazioni, il virus Chikungunya sta facendo il suo ingresso trionfale. Segnalato ora come un’infezione locale in provincia di Piacenza, si aggiunge ai 29 casi importati da viaggi all’estero, dimostrando che le nostre amate zanzare Aedes – soprattutto la tigre, quel piccolo mostro alato – sono più che capaci di diffondere caos. Non parliamo di un’epidemia da film horror, ma il rischio è concreto, specialmente se fate i turisti in zone hot, e la guarigione è quasi sempre completa, tranne quei rari casi che vi lasciano a imprecare per mesi.
Mentre il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità tengono d’occhio questa piaga insieme a Dengue e Zika, i dati dall’ECDC e dall’ISS ci dicono che in Europa non è endemica – grazie al cielo – ma la Francia sta già sudando con 800 casi tra maggio e luglio 2025, l’80% da rientri esteri. Uno studio su Nature Communications prevede un aumento dei focolai, puntando il dito su coste e periferie urbane, dove queste zanzare prosperano come se avessero un invito personale.
Ecco la mappa della vergogna in Italia: secondo l’aggiornamento del 17 luglio 2025, abbiamo 30 casi confermati, nessuno letale, con un’età media di 47 anni. Solo uno è autoctono, quel rompiscatole in Emilia Romagna, mentre il resto – 1 in Piemonte, 9 in Lombardia, 4 in Veneto, 3 in Emilia Romagna, 6 in Toscana, 5 nel Lazio, 1 in Campania – arriva da viaggi all’estero. Il Piano Nazionale di prevenzione 2020-2025 è lì a monitorare, ma con bollettini settimanali che sembrano più un palliativo che una soluzione reale.
Gli esperti non perdono tempo a minimizzare, ma ammettono: il vero pericolo è per chi gira il mondo, anche se i casi autoctoni potrebbero salire, come emerge da uno studio della Fondazione Bruno Kessler e ISS. Analizzando i 235 casi dal 2006 al 2023, con 93 autoctoni e 142 importati da posti come Thailandia e Brasile, prevedono un trend in salita, con focolai più probabili in zone costiere e periferie, da luglio a settembre – e magari fino a novembre al Sud, grazie al nostro clima da incubatore di zanzare.
Guardando al mondo, l’OMS ci ricorda che questo virus è nato in Tanzania nel 1952 e ora infesta 119 Paesi, con 220.000 casi e 80 decessi nel 2025 fino a giugno. In Europa, siamo stati pionieri con un focolaio da 204 casi confermati in Italia nel 2007, e la Francia non è da meno con 833 casi importati quest’anno, più qualche focolaio locale. Insomma, mentre noi ci grattiamo le punture, il resto del mondo combatte la stessa battaglia – e forse è ora di smettere di far finta di niente.