Henry Ford impone una città fantasma assurda nel cuore dell’Amazzonia

Il Meglio del Colonialismo Yank che Va a Rotoli: Fordland, il Disastro Americano in Amazzonia!

Henry Ford, il tycoon delle auto che pensava di essere il salvatore del mondo, ha tentato di trasformare un pezzo selvaggio dell’Amazzonia in un paradiso made in USA. “Un paradiso produttivo”, lo chiamava, ma è finito come uno dei più grandi flop industriali del ‘900 – perché imporre hamburger e orologi svizzeri a gente che vive nella giungla è come mandare un elefante in un negozio di porcellane. Preparatevi a un racconto di arroganza yankee e fallimenti epici!

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Nel 1924, con l’industria auto americana in boom, Henry Ford si è stufato di pagare un occhio della testa per la gomma importata dagli inglesi in Asia. Genius o pazzo? Ha deciso di piantare alberi di gomma su 10.000 km² di terra in Brasile, lungo il fiume Tapajós, per rompere il monopolio e rendere l’America indipendente. Ma non si è fermato lì: ha costruito una città intera, completa di case prefabbricate, negozi, ospedali, scuole, piscine e persino un campo da golf, per esportare lo stile di vita a stelle e strisce in mezzo alla foresta. Che faccia tosta!

Ovviamente, le cose sono precipitate in fretta. Gli alberi di gomma, piantati come sardine in scatola, si sono ammalati di parassiti e malattie, ignorando le lezioni delle piantagioni asiatiche. Il clima umido e rovente dell’Amazzonia non ha aiutato, e la posizione remota ha reso tutto un incubo logistico – immaginate di spedire materiali in una giungla dove i mezzi dell’epoca si perdono. Peggio ancora, Ford ha imposto ai lavoratori brasiliani orari da fabbrica e diete di hamburger, scontrandosi con le loro tradizioni e scatenando rivolte, come quella del 1930. Ma dai, chi vuole un orario rigido sotto il sole equatoriale?

Alla fine, negli anni ’40, Ford ha provato a spostare le piantagioni a Belterra, ma anche quello è stato un buco nell’acqua. Con l’arrivo della gomma sintetica nel 1945, l’intero progetto è diventato obsoleto, e Henry Ford II ha venduto tutto al governo brasiliano per una miseria, perdendo qualcosa come 20 milioni di dollari. Oggi, Fordland è solo una città fantasma, con qualche anima persa in giro. E la lezione? Un monito contro chi prova a imporre culture e stili di vita estranei, perché l’Amazzonia non è un drive-in yankee. //Commento: Ah, l’imperialismo con un tocco di fallimento – Ford ci ricorda che non puoi colonizzare una foresta senza che ti morda!

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