Kazakistan domina il mercato dell’uranio come un bullo nucleare globale! Con 21.227 tonnellate prodotte nel 2022, ovvero il 43% della roba mondiale, questo paese dell’Asia centrale tiene in pugno l’energia pulita – e sporca – del futuro. Mentre il mondo corre verso la transizione energetica, l’uranio-235 (U-235) è un mostro potentissimo, 2-3 milioni di volte più efficiente dei vecchi fossili come carbone e petrolio. Pensateci: 1 kg di U-235 genera fino a 24,000,000 kWh di calore, abbastanza per far bollire le acque di un intero continente, e 1 kg di uranio naturale dopo l’arricchimento produce 45.000 kWh di elettricità – roba che alimenta una casa per oltre 10 anni, o l’equivalente di bruciare 10.000 kg di petrolio o 14.000 kg di carbone. #UranioPotere #EnergiaNucleare #GeopoliticaBrutta
Ma ecco la grana: l’uranio non è solo energia, è un’arma geopolitica per eccellenza. Chi ha le miniere, come il Kazakistan, detiene un potere da far tremare i mercati internazionali – un po’ come tenere in ostaggio il mondo con atomi radioattivi. Secondo i dati della World Nuclear Association (WNA), nel 2022 il Canada segue con 7.351 tonnellate (15%), la Namibia con 5.613 tonnellate (11%), l’Australia con 4.553 tonnellate (9%) e l’Uzbekistan con 3.300 tonnellate (7%), su un totale globale di 49.355 tonnellate. La star? La miniera Cigar Lake in Canada, che da sola ha sputato fuori quasi 6.928 tonnellate, praticamente la produzione nazionale intera – roba che fa sembrare il resto del pianeta un gregge di perdenti.
E parliamo di come lo tirano fuori: nel 2022, il 56% dell’uranio è venuto dalla lisciviazione in situ, una tecnica furba che inietta soluzioni nel sottosuolo per estrarre il minerale senza devastare il paesaggio – più ecologica e economica delle vecchie miniere tradizionali, che hanno coperto solo il 38%. Il resto, un misero 6%, è stato un sottoprodotto di arricchimenti vari. Ma attenzione, il mondo sta ancora arrancando: la produzione globale ha toccato il fondo nel 2020 con 47.731 tonnellate grazie alla pandemia, e nel 2022 è risalita di un patetico 3%, restando comunque tra il 9% e il 22% sotto i livelli del 2013-2019. Risultato? Solo il 74% della domanda mondiale è stato coperto – un disastro che fa sudare i piani energetici globali, eh? 😏