Svelato il trucco sporco dietro i supereroi: come EDI rende reali artigli letali e raggi laser da incubo! Pensate che Wolverine o gli Avengers nascano dal nulla? Macché! Siamo andati dritti nel covo di EDI, i maghi italiani degli effetti visivi che fanno impallidire Hollywood. Trasformando un tizio qualunque in un eroe da blockbuster, scopriamo il sudicio lavoro dietro quelle scene di pochi secondi che vi fanno urlare al cinema. Preparatevi a rovinare la magia: “X” nere tracciate come marchi del diavolo sulle nocche, e un processo che fa sembrare la CGI una bomba ready-to-explode. #Supereroi #VFX #CinemaSegreto #EffettiSpeciali
Artigli di adamantio che spuntano dalle nocche e raggi laser che potrebbero accecare un cattivo: al cinema, i supereroi ci hanno rovinato la realtà, ma dietro c’è un casino di sudore e tecnologia italiana da far invidia agli yankee. Siamo entrati negli studi di EDI a Milano, l’eccellenza che non dorme mai, e abbiamo visto come si crea la finzione che vi fa sbavare. Niente è impossibile, ma quanta fatica per quei pochi secondi epici!
Prima di tutto, chiaritevi le idee: spesso chiamate “effetti speciali” roba che è puro inganno digitale. Gli Effetti Speciali (SFX) sono la roba vecchia scuola, fatta sul set con esplosioni reali e trucco che puzza di gomma – pensate a una macchina che si ribalta come un idiota. Invece, gli Effetti Visivi (VFX) sono il trucco sleale del post-produzione: artigli e laser digitali che non esistono, ma sembrano veri. EDI li padroneggia come un boss, e noi l’abbiamo spiato passo per passo.
Si parte dalle riprese, dove il team di EDI ha segnato “X” nere sulle nocche di Andrea come punti di riferimento per i software – roba che fa sembrare un tatuaggio da strada. Questi marker mappano la scena per inserire gli elementi digitali nei posti giusti, trasformando un normale studio in un campo di battaglia virtuale.
Poi, entra in gioco il tracking e il layout: analizzano ogni fotogramma per ricostruire il movimento della telecamera in 3D, creando un gemello digitale del corpo che si muove come un burattino. È qui che inizia il vero sudiciume, con software che ricostruiscono ogni twitch per far attaccare gli effetti come parassiti.
Nella costruzione dell’asset, modellano gli artigli con software grafici, definendone la forma tridimensionale. Passano al texturing e shading – metallici, lucidi, con riflessi che sembrano veri – e al rigging, dove mettono uno “scheletro” interno per animarli. L’animazione decide come questi cosi sbucano fuori, fotogramma per fotogramma, con una dinamica che vi farà gridare “falso!”.
Per dare realismo, arriva il lighting: luci virtuali copiano quelle reali, proiettando ombre che ingannano l’occhio. Poi, il rendering traduce tutto in immagini ad alta risoluzione, un frame alla volta – un processo che potrebbe far impazzire un computer normale.
I raggi laser? Roba da reparto FX, con curve digitali per il nucleo incandescente e strati “disturbati” per il movimento. Aggiungono particelle per simulare calore e pulviscolo, e tutto questo in tre o quattro giorni di lavoro febbrile – un’eternità per un effetto che dura secondi.
Infine, il compositing: assemblano tutto, creando occlusioni nella pelle per far sembrare che gli artigli stiano davvero uscendo, e aggiungono bagliori, scintille, onde di calore e aberrazione cromatica per un effetto cinematografico che vi farà dubitare della realtà. Il risultato? Un capolavoro che nasconde un mondo di trucchi sporchi, ma chissenefrega, voi continuate a pagare il biglietto!