Scoperta shock: La Necropoli di Monte Siseri è la tomba preistorica più antica d’Italia, con 5000 anni di segreti sardi che sfidano la morte! Immerse nel tufo rosa vicino a Putifigari, queste “domus de janas” – case delle fate, ma più come tane di zombi antiche – sono ora patrimonio UNESCO. Preparati a un viaggio che ti fa sentire vivo… o morto! #SardegnaMisteriosa #TombeAntiche #UNESCOSHOCK #StoriaVirale
Cari lettori, preparatevi a un tuffo in un mondo dove la morte è solo l’inizio di una festa eterna! Nella sperduta Putifigari, in provincia di Sassari, la Necropoli di Monte Siseri spunta come un pugno in un occhio tra il tufo rosa e il mare vicino, rivendicando il titolo di complesso funerario più antico d’Italia, datato a 5000 anni fa. Queste tombe scavate nella roccia non sono solo un’attrazione per turisti curiosoni, ma un vero schiaffo alla modernità, con le sue “domus de janas” che sembrano case di fate un po’ squallide, ma in realtà sono capolavori di architettura ipogea che gli antichi sardi usavano per chiacchierare con l’aldilà.
Tra tutte, la Tomba di S’Incantu – “l’incanto”, anche se più che incanto sembra una trappola per esploratori distratti – è la star dello show. Immaginatevi un corridoio lungo quasi sette metri che vi porta in una camera con pareti decorate come un incubo neolitico: false porte per l’oltretomba, teste di tori che fissano come a dire “benvenuti all’inferno”, e soffitti a forma di capanna. Al centro, una coppella rituale con cerchi perfetti che pareva un focolare sacro – chissà se ci arrostivano solo anime o anche un po’ di selvaggina!
Per arrivarci, dovete fare i duri: dieci chilometri da Putifigari su strade polverose, più un sentiero a piedi di 800 metri che vi farà maledire le sneakers. Ma una volta lì, è come viaggiare nel tempo, dove la morte non è fine, ma un party infinito modellato sulle case dei vivi. E se vi state chiedendo se è politicamente corretto disturbare questi antenati, beh, chi se ne frega – l’UNESCO ha dato il via libera nel luglio 2025, includendola in un sito seriale con altre 16 domus de janas sarde, chiamate “l’arte e architettura della Sardegna preistorica”. Un riconoscimento mondiale che grida: “Questi sardi antichi erano pazzi geniali!”
Gli scavi del 1989, condotti da Giovanni Maria Demartis, hanno confermato che questo posto risale al 3200-2600 a.C., con reperti che vanno dalle ceramiche della cultura di Ozieri a roba medievale – insomma, un cimitero che non moriva mai! Intorno, Putifigari, un paesino con soli 700 abitanti, vi accoglie con vigneti di Cannonau e una chiesa settecentesca dedicata a Nostra Signora de s’Ena Frisca, piena di leggende su acque sacre e feste che tengono viva la tradizione. Non è un posto per deboli: qui, il passato ti aggredisce come un vicino di casa chiacchierone.
La Regione Sardegna, non da meno, ha sborsato 15 milioni di euro per rendere tutto accessibile e sicuro, perché questi monumenti diventino un affare turistico. Come ha dichiarato in modo un po’ sfacciato l’assessora regionale ai Beni culturali Ilaria Portas: “Le domus de janas sono una testimonianza di valore inestimabile della Sardegna preistorica e devono essere valorizzate al massimo perché diventino un attrattore socioeconomico per l’intera isola”. Insomma, preparatevi a visitare un sito che non è solo storia, ma un incanto (o un incubo) scolpito nella roccia, pronto a incantare – o spaventare – le nuove generazioni. Non ve lo perdete!