Scoprite il caos creativo del nihonga, la pittura tradizionale giapponese che mescola antichi segreti con tocchi moderni (e un po’ folli)! Immaginate artisti che dipingono gattini e fantasmi su carta fatta di fibre vegetali, mentre esplorano violenza, sesso e miti in modo decisamente perturbante. Takashi Murakami, Hiroshi Senju e Fuyuko Matsui stanno scuotendo il mondo dell’arte con opere che sono una bomba di colori e traumi. #NihongaRevolution #ArteGiapponeseSelvaggia #TakashiMurakamiFollia
Spesso, quando ci imbattiamo in un’opera d’arte giapponese, è come se ci schiaffeggiasse in faccia la sua origine esotica – e no, non solo per i fiori o i draghi, ma grazie al nihonga, quella tecnica artigianale che ha radici vecchie di mille anni e che i giapponesi hanno inventato per distinguersi dagli “yōga” boriosi e oleosi degli occidentali. Coniato durante l’era Meiji (1868–1912), questo stile è un mix di tradizione e ribellione, usando supporti come carta washi resistente, seta o legno, e materiali grezzi come inchiostro sumi, pigmenti minerali e nikawa come colla animale – roba che fa sembrare le nostre tele un giocattolo da bambini.
Il nihonga non è solo una tecnica lenta e ossessiva, ma un ponte tra il passato feudale e il presente pop dell’arte giapponese, con soggetti che vanno da paesaggi mozzafiato a figure umane (specialmente femmine, perché in Giappone sanno come celebrare l’occhio voyeuristico). Non mancano temi simbolici e spirituali, pieni di vuoti evocativi e colori ipnotici, che potrebbero farvi sentire un po’ in colpa per averli guardati troppo a fondo. Artisti come Takashi Murakami, Hiroshi Senju e Fuyuko Matsui lo stanno portando al livello virale, mescolando tutto con un tocco di follia contemporanea.
E poi c’è il re del circo, Takashi Murakami, che unisce la pittura tradizionale giapponese con fantascienza e anime in un’esplosione di colori psichedelici. Nato nel 1962, questo genio ha studiato al meglio alla Tokyo University of the Arts, dopodiché ha fondato la sua factory Hiropon (ora Kaikai Kiki), producendo dipinti, sculture e film pieni di personaggi come Mr. DOB – che potrebbe essere lui stesso – e orsetti sorridenti che mascherano temi spinosi come violenza e tecnologia. Murakami è il cattivo ragazzo dell’arte che fa sembrare i fiori innocenti una minaccia.
Passiamo a Hiroshi Senju, il maestro delle cascate epiche, nato a Tokyo nel 1958, che mescola minimalismo astratto con il nihonga in dipinti monumentali che sembrano usciti da un trip allucinogeno. Con materiali naturali e carta setacciata a mano (perché nulla è troppo maniacale), Senju ha conquistato il mondo, vincendo una Menzione d’Onore alla Biennale di Venezia nel 1995 e installando una cascata fluorescente al Art Institute di Chicago nel 2021 – roba che fa passare l’arte aziendale da noiosa a “wow, che trip!”.
Infine, la provocatrice Fuyuko Matsui, nata nel 1974 in un villaggio sperduto, dove la sua infanzia tra spade antiche e dipinti di fantasmi (come ha raccontato, quando era bambina, per punizione veniva rinchiusa dai genitori in un ripostiglio in cui erano appese spade antiche e dipinti di fantasmi) l’ha trasformata in una maestra del perturbante. Usando il nihonga come Hayami Gyoshu, esplora violenza e ansia da una prospettiva femminile e intensa, con donne spettrali in opere come Nyctalopia. Influenzata da Soga Shohaku e persino da Leonardo da Vinci, Matsui rende la pittura un’autopsia emotiva di vita, morte e desideri oscuri, tanto da essere premiata per le Olimpiadi di Tokyo 2020 e collezionata in musei globali – la prima donna a ottenere un dottorato in pittura giapponese, perché in questo mondo, anche l’arte sa essere una lotta.