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L’inganno dell’enigmistica viene svelato, dal mito della Sfinge ai cruciverba odierni, in una connessione controversa mai esplorata prima

Enigmi Antichi: Dalla Sfinge che Sgranocchiava Stupidi a Leonardo che Giocava con Parole Segrete!
Siete pronti a tuffarvi in un mondo di enigmi che hanno fatto impazzire geni e terrorizzato tonti per secoli? Dagli indovinelli letali della Sfinge che divorava chi sbagliava, ai giochi di parole di Cicerone e Leonardo, fino ai rebus di Galileo – l’enigmistica è l’arte che mescola ingegno e divertimento, ma attenzione, poteva costarti la vita! # # #

Preparatevi a un viaggio sensazionale nella dell’enigmistica, quel passatempo che ti fa sudare sotto l’ombrellone o in treno, allenando la mente in modo furbo e un po’ malizioso. Da sempre, questi rompicapi non sono solo svago: risalgono agli enigmi della Sfinge e di Sansone, passando per i giochi di parole di Cicerone e Leonardo, fino ai rebus di Galileo. Nell’Ottocento spuntano le prime riviste, e all’inizio del Novecento, “enigmistica” entra nel vocabolario italiano, coronando una pratica che unisce logica, creatività e un pizzico di sadismo intellettuale. Chiamatela pure arte, ma è roba che affonda le radici nell’antichità, dove comporre indovinelli era già un vizio diffuso tra i furbi e i fifoni.

Indovinelli nell’antichità: l’enigma della Sfinge
Anticamente, questi indovinelli erano prove toste, non robetta da app per smartphone – misuravano l’intelligenza sul serio, con la vita in palio se sbagliavi. Prendete l’enigma della Sfinge alle porte di Tebe: chi non rispondeva correttamente finiva sgranocchiato vivo. Solo Edipo, quel furbo con la fortuna dalla sua, l’ha risolto: «Qual è l’animale che al mattino avanza con quattro zampe, a mezzogiorno con due e la sera con tre?» La risposta, ovvia per i geni, è “l’Uomo” – gattona da bimbo, cammina da adulto e barcolla con un bastone da vecchio. Anche la Bibbia ne è piena: Sansone, nel Libro dei Giudici (capitolo 14), lancia ai filistei questo trabocchetto: «Dal divoratore è uscito il cibo e dal forte è uscito il dolce». Tradotto, era un leone che aveva ucciso e che conteneva un favo di miele. I filistei, una banda di imbroglioni, lo risolvono con l’inganno minacciando la moglie di Sansone, e ribattono con: «Dal cibo uscì ciò che non è cibo, dal forte uscì ciò che non è dolce» – stessa soluzione, ma che fa sudare Sansone come un idiota.

Al dei Romani: il quadrato del Sator a Pompei e i saluti scherzosi firmati da Cicerone
Passando ai Romani, che non si facevano mancare un po’ di mistero, ecco il “Quadrato del Sator” rinvenuto a Pompei: un palindromo con le parole SATOR – AREPO – TENET – OPERA – ROTAS, leggibile in ogni direzione. AREPO è un mistero – forse un carro, chissà, magari Cicerone l’aveva inventato per confondere i barbari. Si traduce tipo “il seminatore, sul carro, tiene con cura le ruote”, e gli antichi ci vedevano roba magica, usandolo come amuleto in Egitto, Mesopotamia e persino in un manoscritto dell’882 d.C. a Parigi, che Paracelso forse sventolava come un trucco esoterico (anche se è solo una diceria). Cicerone, da vero burlone, chiudeva le lettere con perle come “mitto tibi navem prora puppique carentem”, che significa “ti mando una nave senza prua e senza poppa” – togli le lettere estreme da “navem” e boom, resta “ave”, un saluto furbo che fa sentire gli altri un po’ tonti.

Gli enigmi tra Medioevo e Rinascimento
Nel Medioevo, l’enigmistica diventa divertimento puro, con i monaci che si sbizzarriscono nei Joca Monachorum – aneddoti biblici camuffati da giochi. Il primo indovinello in italiano? L’indovinello Veronese, che paragona buoi e aratro all’atto di scrivere, roba che fa impallidire i cruciverba moderni. Poi arriva il Rinascimento, con sciarade e rebus ovunque, usati per divertire o nascondere segreti. Leonardo da Vinci, il genio poliedrico e un po’ egocentrico, ne crea 171 – alcuni con musica inclusa, come in quelle raccolte online. E Galileo? Quel rompiscatole manda a Giuliano de’ Medici questo anagramma epico: «Smaismrmilmepoetaleumibunenugttaurias», che nasconde «Altissimum planetam tergeminum obseruaui» o “Ho osservato il pianeta più lontano come formato da tre parti”. Non per gioco, eh – era per tenere al sicuro le sue scoperte da curiosoni.

Quando arriva l’enigmistica in Italia
L’enigmistica esplode sul serio nel ‘700, con libri e riviste che la trasformano in intrattenimento per masse. In Francia parte il Magasin énigmatique nel 1767, mentre in Italia arriviamo nel 1816 con L’Aguzza-Ingegno, La Ricreazione e La Gara degli indovini. Il colpo di grazia arriva nel 1901, grazie a Demetrio Tolosani (alias Bajardo), che coi suoi manuali battezza l’enigmistica come “l’arte che si occupa, in qualsiasi modo, dei giochi enimmatici”. Per le parole crociate, pazienza: il primo spunta nel 1890 su Il Secolo Illustrato della Domenica, ma diventano virali solo negli anni ’20. Roba che ti fa pensare: se la Sfinge fosse viva oggi, ci mangerebbe tutti quanti!

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