Mistero della longevità della batteria della campana elettrica di Oxford: un enigma irrisolto da due secoli


Il mistero e la resistenza della campana di Oxford nel tempo

La campana elettrica di Oxford, nota anche come “Clarendon Dry Pile”, emette un suono così flebile da essere quasi impercettibile. Tuttavia, nonostante la sua debole emissione, questa campana è in funzione da quasi due secoli, avendo iniziato a suonare prima del 1840. Il suo funzionamento è alimentato da due misteriose batterie che le conferiscono una longevità straordinaria. Questo esperimento scientifico, situato nel Clarendon Laboratory dell’Università di Oxford, continua a incuriosire gli studiosi che ancora non hanno chiarito la composizione delle batterie per paura di comprometterne il funzionamento.

La storia dietro la campana e il segreto delle batterie

Immagine

La campana di Oxford è composta da due campane di ottone posizionate sotto due batterie a pila secca, tra cui oscilla una minuscola sfera metallica generando un suono a 2 Hertz. Acquistata nel 1825 dal reverendo Robert Walker, professore di fisica all’Università di Oxford, la campana è diventata un’icona degli esperimenti scientifici per la sua longevità e resistenza nel tempo. Il nome “Clarendon” deriva dal Clarendon Laboratory dell’università, mentre “Dry Pile” fa riferimento alle batterie, simili a quelle ideate da Giuseppe Zamboni, che nonostante il nome non sono prive di acqua ma contengono la giusta quantità di elettrolita.

La particolare costruzione delle batterie, sigillate con un rivestimento simile al zolfo per evitare cortocircuiti, le rende simili a delle candele ma in realtà sono essenziali per il funzionamento della campana di Oxford. Mentre la composizione esatta delle batterie resta un mistero, gli scienziati evitano di aprirle per non compromettere il funzionamento dell’esperimento.

La longevità della campana nel tempo

La longevità della campana di Oxford è attribuita in parte al suo basso consumo energetico e alla sua efficienza nel trattenere l’energia. Il movimento della sfera di piombo tra le due campane consente la ricarica e lo scarico continuo delle batterie, con una minima dispersione di energia che avviene principalmente per via della resistenza dell’aria. Il dottor Robert Taylor dell’Università di Oxford ha sottolineato che questo delicato equilibrio è alla base della persistente funzionalità della campana nel tempo.

Il futuro incerto della campana di Oxford

Pur essendo in funzione da quasi due secoli, la campana di Oxford non suonerà per sempre. Gli esperti stimano che le batterie potrebbero esaurirsi nei prossimi 5-10 anni, considerando il progressivo rallentamento dell’esperimento negli ultimi decenni. Una volta che l’energia sarà esaurita, la campana cesserà di suonare, ponendo fine a uno degli esperimenti scientifici più longevi della storia e portando silenzio nell’Università di Oxford.

Per saperne di più: [Geopop – La campana elettrica di Oxford: il mistero delle batterie che durano da 200 anni](https://www.geopop.it/la-campana-elettrica-di-oxford-ha-una-batteria-che-funziona-da-200-anni-ma-non-si-sa-come-sia-possibile)

GLI ULTIMI ARGOMENTI

Leggi anche

Niobato di sodio emerge come materiale chiave per innovazioni tecnologiche, con applicazioni in campi avanzati.

Il niobato di sodio (NaNbO₃) è un ossido inorganico appartenente alla classe dei niobati alcalini, noto per le sue eccellenti proprietà ferroelettriche, antiferroelettriche, piezoelettriche...

Svolta rivoluzionaria nella ricerca su N,N-dimetilacetammide

La N,N-dimetilacetammide (DMA) sta conquistando il mondo della chimica industriale come un vero campione, con la sua formula molecolare C₄H₉NO e struttura CH₃CON(CH₃)₂ che...

Approccio Hartree-Fock in meccanica quantistica.

Il Metodo Hartree-Fock nella Chimica Quantistica La chimica quantistica computazionale si avvale del metodo Hartree-Fock come base essenziale. Spesso, questo approccio funge da punto di...
è in caricamento