Gli acidi grassi liberi (FFAs) agiscono come fonte primaria di energia per vari tessuti, tra cui il muscolo scheletrico, il fegato e il cuore. Il rilascio di questi acidi grassi permette di risparmiare le riserve di glucosio per quegli organi, come il cervello, che non possono utilizzare i lipidi come fonte energetica.
Relazione tra obesità e acidi grassi liberi
I macronutrienti, quali carboidrati, proteine e lipidi, sono fondamentali nella modulazione del metabolismo energetico e delle risposte infiammatorie. L’obesità è il risultato di squilibri cronici tra l’apporto calorico e il dispendio energetico, influenzando profondamente le vie metaboliche e ormonali. Questo disturbo non è solo una questione di estetica, ma è soprattutto un rischio medico significativo, aumentando la probabilità di sviluppare malattie come patologie cardiache, diabete, ipertensione, colesterolo elevato, malattie epatiche, apnea notturna e certi tipi di tumori. Esiste una forte associazione tra obesità e resistenza insulinica, correlata a uno stato di infiammazione cronica a bassa intensità, caratterizzato dall’innalzamento delle citochine pro-infiammatorie nel sistema. Elevati livelli di acidi grassi liberi plasmatici sono stati riconosciuti come uno dei fattori scatenanti della resistenza insulinica, compromettendo il trasporto e/o la fosforilazione del glucosio stimolato dall’insulina.
Funzioni cruciali degli acidi grassi liberi
In base alla lunghezza della loro catena alifatica, gli acidi grassi liberi possono essere classificati in brevi, medi o lunghi, e oltre a fornire energia, svolgono funzioni essenziali nella segnalazione recettoriale, nell’espressione genetica e nella regolazione dell’omeostasi energetica. Queste molecole sono coinvolte nel processo di stress ossidativo, influenzando la depolarizzazione della membrana cellulare. Gli acidi grassi liberi manifestano attività fisiologica non solo come nutrienti, ma anche come mediatori in processi di segnalazione cellulare e stabilizzazione delle membrane. Recentemente, sono stati identificati recettori accoppiati a proteine G (GPCR) che rispondono agli acidi grassi liberi, giocando un ruolo importante nella regolazione del metabolismo energetico e influenzando una varietà di processi metabolici. La beta-ossidazione degli acidi grassi liberi è un percorso biomolecolare complesso che consente la produzione di energia. Questo processo richiede trasportatori proteici specializzati che facilitano l’ingresso degli acidi grassi nella cellula, dove possono essere ossidati per generare ATP o convertiti in trigliceridi. La fase iniziale include l’attivazione da parte dell’acil-CoA, facilitata dall’enzima carnitina palmitoiltransferasi I. Tale attivazione è cruciale per il trasporto degli acidi grassi attraverso la membrana mitocondriale. Al termine del processo, il gruppo acilico è trasferito al coenzima A intramitocondriale, permettendo l’ingresso nel ciclo dell’acido tricarbossilico, culminando con la produzione di ATP.
Acidi grassi liberi negli alimenti
Negli alimenti, gli acidi grassi liberi si formano attraverso processi di irrancidimento idrolitico. La loro misurazione è particolarmente rilevante per oli utilizzati nella frittura, dove possono fungere da indicatori di stabilità. Inoltre, possono influenzare il sapore, specialmente nei prodotti lattiero-caseari, e sono associati a deterioramento organolettico. Queste sostanze sono il risultato di danno cellulare nel tessuto vegetale che avviene durante fasi quali raccolta, stoccaggio o lavorazione. Tale problema è peculiare per l’industria degli oli commestibili, dove gli acidi grassi liberi devono essere rimossi per garantire la qualità del prodotto finale.
Metodi di determinazione degli acidi grassi liberi
La determinazione del contenuto di acidi grassi liberi può avvenire attraverso varie tecniche, ma la titolazione acido-base con idrossido di sodio o potassio è la più comune. Per effettuare questa analisi, un campione di 1 grammo di olio o grasso viene sciolto in un solvente, tipicamente etanolo, e titolato con una soluzione di KOH o NaOH a 0,1 M. I risultati sono espressi come percentuale di acidi grassi liberi o come “valore di acidità”, che indica il peso in milligrammi di KOH o NaOH richiesto per neutralizzare un grammo di olio. La presenza di alti livelli di acidi grassi liberi nel olio d’oliva è spesso un segno di degrado, suggerendo cattiva manipolazione e influenzando negativamente le sue proprietà organolettiche. Fonte Verificata