Negli anni ’30 dell’Ottocento, i ferrobatteri, noti anche come batteri fissatori del ferro, hanno avuto un ruolo pionieristico nel riconoscimento di un processo geologico cruciale: l’ossidazione del ferro.
Caratteristiche dei ferrobatteri
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Tra i membri di questo gruppo si trovano organismi come Gallionella, Leptothrix, Siderocapsa e Sphaerotilus, tutti batteri aerobi capaci di estrarre e ossidare ioni ferrosi e manganese presenti nell’acqua. Questi batteri prosperano in ambienti acquatici ricchi di ferro, dove utilizzano proprio quest’ultimo come fonte principale di energia. Contrariamente alla maggior parte dei batteri che estraggono energia attraverso la decomposizione di materia organica, i ferrobatteri ottengono energia dal processo di ossidazione del ferro in soluzione, che avviene convertendo il ferro ferroso in ferro ferrico. Questo processo genera la formazione di una patina color ruggine sulla superficie dell’acqua, in aggiunta ai depositi marroni che si formano al momento della decomposizione dei batteri stessi.
Segnali della contaminazione
Quando i ferrobatteri cominciano a proliferare, possono manifestarsi segni visibili, come la comparsa di depositi di ossido di ferro che conferiscono all’acqua un colore bruno-rossastro. Questi depositi possono apparire come materiali grumosi o viscidi. Inoltre, è possibile che si sviluppi una patina oleosa sulla superficie dell’acqua e che vengano emessi odori sgradevoli, simili a quelli delle uova marce o di fogna. Il progresso tecnologico ha permesso di sviluppare vari metodi per misurare i livelli di ferrobatteri nell’acqua. Questi strumenti sono cruciali per valutare l’entità della contaminazione e per adottare misure di trattamento idonee. Tra questi, l’esame microscopico e analisi molecolari sono tra le tecniche più efficaci per rilevare e quantificare la presenza di questi batteri.
Strategie di trattamento
Per eliminare i ferrobatteri dall’acqua, si adotta un approccio multistadio che include disinfezione, ritenzione e filtrazione. Il primo passo prevede l’impiego di disinfettanti mirati a neutralizzare i batteri. Tra i disinfettanti più comuni si trovano cloro, ozono e perossido di idrogeno, i quali possono essere iniettati nell’acqua tramite sistemi specifici. Dopo il processo di disinfezione, l’acqua viene conservata in serbatoi di ritenzione per garantire un contatto sufficiente con i disinfettanti. L’ultimo passaggio, la filtrazione, serve a rimuovere i metalli ossidati e i batteri stessi, utilizzando diversi tipi di filtri, tra cui quelli a carbone attivo e a sabbia. Fonte Verificata