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La chinina: formazione, alcaloidi

La Chinina: Caratteristiche, Formazione e Utilizzi

La chinina, con formula C20H24N2O2, costituisce uno dei principali componenti e principi attivi dell’estratto di corteccia di Cinchona. Già nel 1639 è stata riconosciuta la sua efficacia come rimedio antimalarico per la malaria, una malattia infettiva che può manifestarsi con sintomi come febbre, brividi, mal di testa, mal di schiena, sudorazione profusa, dolori muscolari, nausea, vomito, diarrea e tosse. Le infezioni non trattate possono portare a gravi complicazioni o addirittura al decesso.

La chinina si forma dagli alcaloidi indolici attraverso modifiche strutturali come l’idrolisi e decarbossilazione del gruppo estereo, la riduzione del gruppo aldeidico ad alcol primario e la successiva fosforilazione. L’attività della chinina va oltre l’antiprotozoaria, includendo effetti antipiretici, analgesici e miorilassanti. In passato era usata anche per rinforzare la struttura del capello e stimolarne la crescita, in associazione a un complesso di vitamine B.

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Gli alcaloidi, molto eterogenei e diffusi nelle piante, sono suddivisi in tre tipi principali: alcaloidi non eterociclici, pseudo alcaloidi, e alcaloidi eterociclici. Quest’ultimi possono essere classificati in base alla struttura dell’eterociclo che contiene l’atomo di azoto. Gli alcaloidi, nonostante la grande varietà strutturale, sono caratterizzati dalla presenza di azoto, dalla basicità, e da insolubilità in acqua ma solubilità negli alcoli. Essi sono conosciuti per i loro effetti fisiologici marcati.

L’importanza della chinina come antimalarico è stata gradualmente soppiantata dalla clorochina, a causa della crescente resistenza dei ceppi di Plasmodium falciparum. Tuttavia, la scoperta della sua struttura chimica e la sua sintesi hanno richiesto molto tempo e sforzi.

In conclusione, la chinina, insieme agli altri alcaloidi, continua a suscitare grande interesse e studi da parte dei ricercatori grazie alle loro caratteristiche e proprietà chimiche uniche.

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