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Nanozimi, classificazione, applicazioni

Nanozimi: materiali emergenti e promettenti nel campo della ricerca

Secondo la I.U.P.A.C., i nanozimi rappresentano uno dei materiali emergenti più promettenti per aprire nuove opportunità nella ricerca scientifica. Definiti come nanomateriali artificiali con dimensioni comprese tra 1 e 100 nm che mostrano caratteristiche simili agli enzimi, i nanozimi sono stati introdotti da Paolo Scrimin e colleghi nel 2004.

L’attività catalitica degli enzimi è fondamentale per aumentare la velocità di reazione, riducendo l’energia di attivazione senza essere consumati. Essi sono composti principalmente da una proteina e un cofattore metallico, dove la parte proteica contiene gruppi funzionali che facilitano l’assorbimento del substrato e forniscono un sito attivo per il legame del substrato, mentre la parte metallica facilita la catena di trasporto degli elettroni.

Tuttavia, nonostante le vantaggiose caratteristiche degli enzimi, le limitazioni come la bassa stabilità operativa, la sensibilità ed il costo elevato ne limitano le applicazioni pratiche.

Sfruttando le potenzialità degli enzimi, sono stati sviluppati i nanozimi, capaci di catalizzare efficacemente la conversione di substrati enzimatici in condizioni più favorevoli, garantendo efficienza catalitica e vantaggi come la riciclabilità, l’elevata stabilità e il costo contenuto. Grazie alle loro proprietà funzionali, i nanozimi possono operare in una vasta gamma di condizioni ambientali, pH e temperature.

Classificazione dei nanozimi

I nanozimi sono generalmente suddivisi in quattro categorie: nanozimi a base metallica, a base di ossidi metallici, a base di carbonio e altre tipologie.

Nella categoria a base metallica, che impiega metalli con comportamento catalitico intrinseco, troviamo nanoparticelle come oro, platino e palladio. Le nanoparticelle bimetalliche, composte ad esempio da oro e platino o platino e palladio, sono in grado di potenziarne l’attività catalitica.

L’evoluzione dei nanozimi rappresenta una svolta significativa nel campo della catalisi, aprendo nuove prospettive per applicazioni avanzate in settori diversi come agricoltura, farmaceutica, alimentare e biomedica. La versatilità e le prestazioni superiori dei nanozimi li rendono dei candidati promettenti per rivoluzionare le tecnologie catalitiche del futuro.

Nanozimi: le nuove frontiere della catalisi

I nanozimi costituiti da nanoparticelle d’oro si distinguono per la capacità di mimare l’azione di enzimi come la perossidasi o la glucosio ossidasi in presenza di glucosio, grazie alle dimensioni delle nanoparticelle d’oro che raggiungono circa 3.6 nm. Nonostante i loro notevoli vantaggi in termini di facilità di preparazione e modificabilità, i nanozimi basati su metalli possono presentare alcuni svantaggi legati alla tossicità dei metalli e alle aggregazioni spontanee.

Le diverse tipologie di nanozimi

Tra i nanozimi a base di ossidi metallici, spicca l’ossido di ferro Fe3O4 che imita l’attività della perossidasi. Si ritiene che gli ioni ferrosi e ferrici presenti sulla superficie delle nanoparticelle siano fondamentali per l’attività catalitica, riproducendo il sito di legame ferro-eme tipico dell’enzima perossidasi.

I nanozimi basati su nanoparticelle di ossido di cerio (IV) imitano invece l’azione della catalasi o della superossido dismutasi, svolgendo attività simili alla perossidasi. Il cambiamento di stato di ossidazione del cerio da +3 a +4 ricorda il meccanismo delle ossidoreduttasi che coinvolgono metalli come cofattori per catalizzare reazioni redox reversibili.

Il ruolo dei nanozimi non metallici

I nanozimi non metallici, come i nanomateriali a base di carbonio (fullerene, nanotubi, punti quantici e ossido di grafene), imitano le funzioni della perossidasi e della catalasi.

Applicazioni e potenzialità

I nanozimi trovano applicazioni diverse grazie alla capacità di regolare la loro attività variando forma, struttura e composizione. Sono utilizzati per il rilevamento e il trattamento degli inquinanti ambientali, per l’analisi di ioni e molecole, nonché per la degradazione di inquinanti organici.

Nei settori farmaceutico e alimentare, i nanozimi rappresentano un’alternativa promettente agli antibiotici tradizionali contro i batteri resistenti, essendo in grado di monitorare la presenza di contaminanti alimentari nella catena di produzione.

Inoltre, i Materiali Organici Ibridi (MOFs) rappresentano una categoria di nanozimi speciale, caratterizzati da una struttura porosa che consente un’elevata efficienza catalitica. Le nanoparticelle del blu di Prussia, analoghe ai MOFs, mostrano un’attività multienzimatica e possono agire come scavenger per le specie reattive dell’ossigeno.

Grazie alla loro versatilità e alle loro potenziali applicazioni, i nanozimi si pongono come una tecnologia innovativa e promettente nelle scienze e nelle tecnologie ambientali, aprendo nuove prospettive nel campo della catalisi e della biochimica.

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