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Il delta-9-tetraidrocannabinolo, comunemente noto come Δ9-THC, è uno dei principali composti psicoattivi della Cannabis sativa. Questa pianta, tra le più antiche ad essere utilizzate dall’umanità, ha storicamente svolto un ruolo fondamentale sia in ambito economico sia medico. Il THC rappresenta l’ingrediente attivo predominante nella marijuana, svolgendo una funzione difensiva per la pianta contro erbivori e patogeni.

Applicazioni Mediche del THC

Nel corso dei secoli, la Cannabis sativa è stata impiegata nel trattamento di diverse patologie, tra cui dolori, infiammazioni, depressione, nausea, glaucoma e nevralgia. Tuttavia, l’uso medico di questa pianta ha subito delle interruzioni a causa delle notevoli variazioni nella sua composizione chimica, fino all’isolamento del principale ingrediente psicoattivo, il delta-9-tetraidrocannabinolo. Isolato per la prima volta negli anni ’40, il THC è stato riconosciuto nel 1964 come la molecola responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis. Questo composto, assieme ad altri cannabinoidi come il Δ8-THC, il cannabinolo (CBN) e il ∆9-tetraidrocannabivarina (THCV), riveste un’importanza biologica significativa.

Processo di Biosintesi del THC

All’interno della Cannabis sativa, i cannabinoidi esistono come acidi, tra cui l’acido tetraidrocannabinolico (THCA), l’acido cannabidiolico (CBDA) e l’acido cannabicromenico (CBCA). Questi composti subiscono un processo di decarbossilazione attraverso riscaldamento o condizioni basiche. La biosintesi dei cannabinoidi inizia con la tetrachetide sintasi che catalizza la combinazione dell’esanoil-CoA con tre molecole di malonil-CoA, portando alla produzione di 3,5,7-triossdodecaneoil-CoA. Questo composto poi ciclizza e viene aromatizzato per formare l’acido olivetolico, fondamentale per la sintesi dei cannabinoidi.

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L’acido olivetolico successivamente subisce alchilazione e viene trasformato in acido cannabigerolico, il quale si converte in acido tetraidrocannabinolico (THCA). L’enzima THCA sintasi gioca un ruolo chiave in questo processo. L’acido tetraidrocannabinolico si trasforma infine nel suo omologo neutro, il tetraidrocannabinolo, attraverso una reazione di decarbossilazione che avviene per effetto del calore o della luce. La temperatura e la durata del riscaldamento sono fattori critici, poiché un eccessivo riscaldamento può portare alla degradazione dei cannabinoidi.

Interazione con il Sistema Nervoso

Il tetraidrocannabinolo agisce principalmente sui recettori cannabinoidi, in particolare il recettore CB1, attraverso un meccanismo che inibisce la sintesi del cAMP nelle cellule. Questi recettori sono formati da una struttura polipeptidica con sette segmenti transmembrana che attraversano la membrana cellulare. Inoltre, il THC viene metabolizzato nel fegato in altre molecole, incluso il 11-idrossi-∆-9-tetraidrocannabinolo, un composto anch’esso psicoattivo, e in acido THC-11-oico, il principale metabolita secondario non psicoattivo.

I diversi effetti del tetraidrocannabinolo includono l’analgesia, l’ipotermia, la catalepsia e azioni immunomodulanti, correlate all’attivazione del recettore cannabinoide CB2. Questo composto risulta anche utile nel trattamento di disturbi alimentari, nausea e nel alleviare il dolore neuropatico associato a condizioni come la sclerosi multipla e il cancro. Attualmente, un farmaco a base di THC sintetico puro è somministrato per contrastare nausea e vomito nei pazienti oncologici, oltre che per stimolare l’appetito in soggetti con sindrome da immunodeficienza acquisita. La crescente legalizzazione della cannabis medica ha ulteriormente ampliato l’uso di questo principio attivo.

Per approfondire la letttura

Tetraidrocannabinolo : che cos’è , formula e sintesi

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