La tecnica della spettrometria ionomobilitaria, utilizzata per identificare sostanze volatili nell’atmosfera, tra cui gas irritanti, tossici e nocivi, è ampiamente impiegata per monitorare l’inquinamento atmosferico derivante da varie attività industriali, comprese quelle legate al settore petrolifero.
Storia della Spettrometria Ionomobilitaria
La misurazione delle proprietà di mobilità degli ioni affonda le radici nel lavoro pionieristico di Sir Ernest Rutherford che, nel lontano 1908, iniziò a caratterizzare tali proprietà mediante l’ionizzazione con raggi X. Nel corso degli anni, questa metodologia si evolve e si trasforma nella moderna spettrometria ionomobilitaria intorno al 1970, concentrandosi sull’ottimizzazione delle capacità di rilevamento e analisi delle specie ioniche. Applicazioni Attuali
Oggi, la spettrometria ionomobilitaria viene impiegata in ambito di sicurezza per individuare esplosivi e sostanze stupefacenti in contesti ad alto rischio come gli aeroporti. Questa tecnologia può essere integrata con altre metodologie complementari come la spettrometria di massa e la gascromatografia per migliorare la precisione e l’efficacia nella rilevazione strutturale di ioni complessi e biomolecole. Il Principio della Spettrometria Ionomobilitaria
Il principio di base di questa tecnica è la separazione degli ioni in fase gassosa attraverso l’applicazione di un campo elettrico debole. Tradizionalmente, la fonte di ionizzazione utilizzata è il nichel-63. Gli ioni primari generati dalle molecole d’aria interagiscono con l’analita producendo ioni di prodotto, i cui movimenti sono misurati in un tubo di deriva attraverso una miscela gassosa di azoto, argon o elio. Per approfondire la spettrometria ionomobilitaria e le sue applicazioni, leggi di più qui: [Spettrometria per Mobilità Ionica](https://chimica.today/chimica-analitica/spettrometria-per-mobilita-ionica/).