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Titolazioni in sistemi privi di acqua.

Le in ambiente non acquoso, ampliate nel settore farmaceutico, rappresentano un’importante metodologia analitica. Questi processi sono impiegati quando l’analita presenta una solubilità limitata in acqua oppure quando è caratterizzato come un acido o una base molto debole.

In particolare, gli acidi e le basi molto deboli risultano inadeguati per le titolazioni in ambiente acquoso, a causa dell’interazione competitiva dell’acqua, la quale agendo come un acido o una base può rendere difficile il riconoscimento del punto finale della titolazione. Un’altra motivazione per l’utilizzo di titolazioni in ambiente non acquoso è rappresentata dalla reattività dei reagenti in presenza di acqua. Pertanto, questo approccio soddisfa la necessità di titolare acidi e basi molto deboli, con la possibilità di utilizzare idonei alla solubilizzazione di composti organici.

Teoria delle titolazioni in ambiente non acquoso

Per comprendere l’importanza delle titolazioni in ambiente non acquoso nel caso di acidi o basi molto deboli, è fondamentale notare come la presenza di un solvente basico possa aumentare l’acidità degli acidi deboli. Questa dinamica è nota come effetto livellante e si osserva quando un acido acetico agisce come un acido forte in una soluzione di ammoniaca.

acidi di Bronsted e Lowryacidi di Bronsted e Lowry

Secondo la teoria di Brønsted e Lowry, un acido è un donatore di protoni e una base è un accettore di protoni, permettendo a una sostanza di manifestare il suo carattere acido o basico solo in presenza dell’altra. L’acqua funge da elettrolita anfotero, comportandosi sia come acido che come base a seconda delle condizioni.

Solventi

Nelle titolazioni in ambiente non acquoso, è possibile utilizzare vari tipi di solventi, classificati in:

–aprotici, come il cloroformio e il benzene, che non hanno cariche e sono chimicamente stabili.

–protofilici, caratterizzati dalla reattività con acidi, come l’ammoniaca e la piridina.

–protogenici, come l’acido solforico, che tendono a livellare le basi con cui interagiscono.

–anfiprotici, come gli alcoli e l’acido acetico, che presentano entrambe le proprietà.

I solventi più comuni in queste titolazioni includono l’acido acetico glaciale e il diossano, utilizzato frequentemente per titolazioni di miscele di sostanze.

Determinazione del punto finale e indicatori

La determinazione del punto finale nelle titolazioni in ambiente non acquoso avviene tipicamente mediante metodi potenziometrici o l’uso di specifici. Nelle titolazioni potenziometriche, si rileva il punto finale tramite un elettrodo a vetro e un elettrodo di riferimento, come quello a calomelano saturo.

Crystal VioletCrystal Violet

Un indicatore tipico utilizzato è il violetto di genziana, il quale cambia colore in base alla concentrazione di acido. Per altre , si utilizzano anche indicatori come l’1-naftol benzene e il blu timolo, i quali presentano variazioni di colore a specifici pH.

I titolanti impiegati in queste titolazioni comprendono l’acido perclorico in acido acetico glaciale o in diossano, il metossido di litio e il metossido di sodio.

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