Titolazioni Iodometriche: Procedura e Applicazioni
Le titolazioni iodometriche, che rientrano nelle titolazioni ossidometriche, sono utilizzate per la proprietà di ridursi di un analita. La iodometria si basa sull’ossidazione dello ioduro in iodio elementare e viene comunemente impiegata nella determinazione di agenti ossidanti. Questo tipo di titolazione avviene in due stadi distinti.
Primo stadio: Reazione tra ioduro e agente ossidante
Durante il primo stadio, si verifica la reazione tra ioduro e un agente ossidante come permanganato, bicromato, perossidi, etc. Ad esempio, la reazione con il bicromato di potassio si esprime come: 6 KI + K2Cr2O7 + 7 H2SO4 → Cr2(SO4)3 + 4 K2SO4 + 7 H2O + 3 I2. Durante questa reazione, lo iodio passa da un numero di ossidazione di -1 a zero, mentre il cromo passa da +6 a +3.
Secondo stadio: Titolazione dello iodio
Nel secondo stadio, lo iodio ottenuto nel primo stadio viene titolato con una soluzione di tiosolfato di sodio, formando tetrationato. Il punto finale della titolazione è individuato dall’uso della salda d’amido come indicatore specifico.
Applicazioni e Esempio Pratico
Un’applicazione comune delle titolazioni iodometriche è la determinazione dell’ione Cu2+. Durante questa determinazione, avviene la reazione: 4 I– + 2 Cu2+ → I2 + 2 CuI, poiché lo ioduro di rame (CuI) è un elettrolita poco solubile. Questo processo richiede una soluzione debolmente acida (pH ≅ 4-5), ottenuta mediante l’aggiunta di ammoniaca e acido acetico per formare una soluzione tampone.
In conclusione, le titolazioni iodometriche vantano numerose applicazioni e svolgono un ruolo cruciale nella determinazione di agenti ossidanti e nella valutazione di specifici ioni come il Cu2+.