Acido cromico: sintesi, dissociazione, usi

Acido Cromico: Caratteristiche e Utilizzi

L’

acido cromico

, con formula H₂CrO₄, è un solido cristallino di colore rosso scuro noto per le sue proprietà ossidanti e corrosive. Il cromo presente in questo composto ha un numero di ossidazione di +6, conferendogli un’elevata reattività. Scoperto nel 1798 dal chimico francese Louis Nicolas Vauquelin, l’acido cromico è coinvolto nella formazione di sali rossi carminio in presenza di argento.

Struttura e Sintesi

La struttura dell’acido cromico è caratterizzata da due atomi di idrogeno legati a due atomi di ossigeno e da due atomi di ossigeno legati all’atomo di cromo tramite doppi legami.

Per la sua sintesi, l’acido cromico può essere generato in diversi modi. Può provenire dalla reazione del cromato di potassio o sodio con acido solforico, dal bicromato di potassio o sodio con acido solforico, oppure dalla reazione dell’ossido di cromo (VI) con acqua.

Dissociazione e Equilibrio

Simile all’acido solforico, l’acido cromico mostra una forte dissociazione nella prima fase. Tuttavia, la determinazione della costante di equilibrio risulta complessa a causa della tendenza dell’acido idrogeno cromico a dimerizzarsi a bicromato, e della possibilità di protonazione dell’ione dicromato.

Usi e Applicazioni

L’acido cromico, noto anche come reagente di Jones, viene utilizzato come agente ossidante in soluzioni acquose di acido solforico e acetone. La sua azione ossidante è impiegata nel passaggio degli alcoli primari ad aldeidi, degli alcoli secondari a chetoni, e delle aldeidi ad acidi carbossilici.

In ambito industriale, l’acido cromico è impiegato nella pulizia della vetreria di laboratorio attraverso la miscela cromica ottenuta dalla combinazione di bicromato di potassio e acido solforico. Inoltre, il cromo esavalente presente nell’acido cromico e nei suoi derivati trova utilizzo nei processi di cromatura dei metalli, nella conservazione del legno, negli smalti ceramici e nella produzione di vetri colorati.

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