Acido di Caro: caratteristiche, sintesi e utilizzi
L’acido di Caro, conosciuto anche come acido perossisolforico con formula H2SO5, è un acido inorganico che fu scoperto nel 1898 dal chimico tedesco Heinrich Caro, da cui prende il nome.
Proprietà
Questo acido si presenta come un solido cristallino bianco, solubile in acqua, estremamente reattivo e altamente instabile, con una temperatura di decomposizione di 45°C. Le soluzioni contenenti acido di Caro sono limpide, incolori e molto vischiose, con una densità compresa tra 1.7 e 1.8 g/mL. È uno dei più potenti agenti ossidanti conosciuti, avendo un potenziale standard di riduzione di +2.51 V.
Sintesi
L’acido di Caro può essere ottenuto dalla reazione tra acido solforico e perossido di idrogeno secondo la seguente equazione: H2SO4 + H2O2 → H2SO5 + H2O. Oppure, mediante la reazione tra acido clorosolforico e perossido di idrogeno: HSO3Cl + H2O2 → H2SO5 + HCl.
Reazioni
Questo acido viene impiegato per trasformare l’ione cianuro nell’ione cianato nel processo di lisciviazione dell’oro. Inoltre, reagisce con eteri e chetoni formando molecole altamente instabili ed esplosive come il perossido di acetone. Trattato con basi forti, l’acido di Caro produce perossisolfati HSO5- che sono potenti ossidanti in grado di convertire aldeidi in acidi carbossilici e solfuri in solfoni.
Utilizzi
L’acido di Caro è impiegato per eliminare residui organici dalla vetreria di laboratorio e come disinfettante per piscine. I sali di ammonio, sodio e potassio derivati dall’acido di Caro sono utilizzati come iniziatori nelle reazioni di polimerizzazione.