Classificazione dei minerali: un’analisi completa
La classificazione dei minerali, solidi cristallini inorganici di origine naturale con una precisa composizione chimica e specifiche proprietà fisiche, avviene seguendo diversi criteri.
La prima di queste classificazioni risale a Mohs, nel 1812, che elaborò una scala di durezza basata su dieci minerali di riferimento. Questa scala confronta la capacità di scalfire un minerale rispetto a un altro, definendo così la durezza come la resistenza di un materiale alla penetrazione di un corpo più duro.
La seconda classificazione, elaborata da Dana nel 1837, si basa sia sulle proprietà chimiche che sulla struttura cristallina dei minerali. Ogni minerale è identificato per classe, tipo, gruppo e numero assegnato in modo univoco, in base alla sua struttura cristallina e al gruppo spaziale.
La terza classificazione, quella di Nickel-Strunz, si basa sia sulle caratteristiche chimiche sia su quelle cristallografiche dei minerali. Attualmente, è il sistema di classificazione adottato dall’International Mineralogical Association.
La classificazione Nickel-Strunz suddivide le specie minerali in 10 gruppi basati sull’anione e ulteriormente in sottogruppi in base alle caratteristiche strutturali. Ogni minerale è identificato da un codice alfanumerico composto da un numero che indica la classe, due lettere che indicano la divisione e sottodivisione, e un numero che indica il gruppo, con un’eventuale lettera minuscola finale per indicare il sottogruppo.
La classificazione copre diverse categorie di minerali, dall’01 (Metalli e intermetallici, carburi metallici, siliciuri, nitruri e fosfuri) al 10 (Composti organici), passando per tutte le varie tipologie di minerali come Solfuri, Alogenuri, Ossidi, Carbonati, Borati, Solfati, Fosfati, Silicati e altri.
In conclusione, la classificazione dei minerali è un processo complesso e articolato che consente di catalogare e comprendere la diversità dei minerali presenti in natura.