Ipoclorito di sodio: caratteristiche, reattività e usi
L’ipoclorito di sodio è noto per il suo potere ossidante ed è comunemente presente nella candeggina, utilizzata per lo sbiancamento e la disinfezione grazie alla sua azione ossidante. È impiegato anche nella disinfezione delle acque per eliminare microrganismi patogeni al fine di prevenire la trasmissione di malattie infettive.
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Potere ossidante dell’ipoclorito di sodio
L’ipoclorito di sodio, con formula NaClO, ha un forte potere ossidante. Inoltre, è sensibile a tracce di metalli come rame, nichel, ferro, cromo, cobalto e manganese che ne catalizzano la decomposizione. Ad alte temperature, può decomporsi in cloruro e clorato. Allo stato puro, si presenta come un pentaidrato e ha una temperatura di fusione di 18°C.
Sintesi e reattività
La sintesi dell’ipoclorito di sodio avviene attraverso il processo cloro-soda, basato sull’elettrolisi di una soluzione concentrata di NaCl. Il processo Hooker, una variante del processo cloro-soda, viene utilizzato per la produzione industriale dell’ipoclorito di sodio, in cui il cloro gassoso reagisce con una soluzione di NaOH a temperatura inferiore a 40°C. La formazione del clorato di sodio è evitata per garantire la qualità del prodotto.
Applicazioni dell’ipoclorito di sodio
L’ipoclorito di sodio viene impiegato non solo nella disinfezione delle acque, ma anche in ambito industriale. Viene spesso aggiunto alle acque reflue per neutralizzare gli odori sgradevoli e per disintossicare i bagni di cianuro utilizzati nei processi di placcatura dei metalli e in campo endodontico come irrigante canalare.
In conclusione, l’ipoclorito di sodio è un agente chimico versatile con varie applicazioni nella disinfezione e nella produzione industriale, grazie al suo potere ossidante e alla sua reattività con diverse sostanze.