L’itterbio: un elemento dai mille volti
L’itterbio è un elemento appartenente alla serie dei lantanidi, con una configurazione elettronica [Xe] 4f¹⁴, 6s². È presente in minerali come la monazite, l’euxenite e il xenotime insieme ad altri elementi delle terre rare.
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L’evoluzione storica dell’itterbio
Il chimico svizzero Jean Charles Galissard de Marignac isolò l’itterbio nel 1878 presso l’Università di Ginevra. Inizialmente confuso con altri elementi come l’erbio, nel 1907 si comprese che conteneva anche il lutezio. Solo nel 1953 fu possibile ottenere un campione puro del metallo.
Le peculiarità dell’itterbio
L’itterbio è un metallo tenero, duttile e malleabile, con una superficie lucida e brillante. A contatto con l’aria si oxida lentamente, formando uno strato protettivo. Rispetto agli altri lantanidi, è più reattivo e può presentare numeri di ossidazione +1, +2 e +3, con quest’ultimo che è il più stabile.
Reazioni chimiche dell’itterbio
L’itterbio reagisce con diversi elementi:
– Con l’acqua forma idrossido di itterbio e idrogeno;
– Con l’ossigeno si trasforma in ossido;
– Con gli alogeni dà origine agli alogenuri corrispondenti;
– Con l’acido solforico si ottiene il solfato di itterbio e idrogeno. In soluzione ammoniacale, può interagire con complessi metallo carbonili.
Applicazioni dell’itterbio
L’itterbio trova svariate applicazioni:
– Come agente dopante in materiali;
– Nei superconduttori e nella produzione di laser;
– Come catalizzatore in diverse reazioni chimiche;
– In lega con l’ittrio per la creazione di acciai speciali.
In definitiva, l’itterbio si rivela un elemento versatile e dalle diverse potenzialità applicative, contribuendo in vari settori grazie alle sue proprietà e caratteristiche uniche.