La chimica delle attività subacquee: leggi di Stevino, Boyle, Henry e Dalton
Le attività subacquee permettono all’uomo di immergersi a diverse profondità, esplorando i segreti dei fondali marini. Dalla campana subacquea descritta da Leonardo, si è evoluti fino alla moderna bombola subacquea, che contiene una riserva di gas respirabile necessario per la respirazione.
Durante le attività subacquee è importante considerare la legge di Stevino, che calcola la pressione a varie profondità. Ad esempio, a 10 metri di profondità, la pressione è doppia rispetto alla superficie, raggiungendo i 2 atm. Tale incremento di pressione durante la discesa può causare problemi di salute durante la risalita.
La legge di Boyle, che stabilisce la relazione inversamente proporzionale tra pressione e volume, è fondamentale nelle attività subacquee. Ad esempio, a una profondità di 6 metri, la pressione è di 1.6 atm, e la variazione di pressione durante la risalita può causare problemi come il barotrauma e le embolie gassose.
La legge di Henry è cruciale per comprendere come i gas si comportano durante l’immersione. Ad esempio, durante la discesa, l’azoto inspirato aumenta la sua pressione parziale nel sangue e nei tessuti, raggiungendo la saturazione. Durante la risalita, la pressione diminuisce e l’azoto ritorna allo stato gassoso, il che può causare embolie gassose arteriose.
La legge di Dalton, che riguarda le pressioni parziali dei gas in una miscela, è importante per comprendere gli effetti della variazione della pressione dell’aria respirata durante l’immersione. Ad esempio, l’aumento della pressione esterna aumenta la pressione parziale dell’azoto disciolto nel sangue, con possibili effetti tossici.
Chi pratica attività subacquee deve essere consapevole di queste leggi e dei rischi correlati, e rispettare rigorosamente i protocolli di sicurezza per evitare incidenti durante le immersioni.