CFC: fluoroclorocarburi- freon

La transizione dai CFC ai nuovi fluidi refrigeranti
I CFC, noti anche come clorofluorocarburi o freon, sono stati a lungo utilizzati nell’industria frigorifera per le loro proprietà di facile produzione e stabilità. Tuttavia, l’implicazione dei CFC nello svuotamento dello strato di ozono ha portato alla ricerca di nuove soluzioni per i cicli frigoriferi. Successivamente, il trattato di Montreal, attivo dal 1994, ha imposto la riduzione della produzione di sostanze dannose per lo strato di ozono, come i CFC. Questa restrizione ha spinto l’industria del freddo a cercare e adottare nuovi refrigeranti con minor impatto ambientale.
La storia dei CFC e la loro sostituzione con nuovi fluidi refrigeranti
I CFC, o clorofluorocarburi, sono una famiglia di sostanze chimiche utilizzate principalmente nell’industria frigorifera e sono noti anche con il nome di freon. Queste sostanze sono state ampiamente impiegate per le loro caratteristiche di facile produzione e stabilità. L’uso principale dei CFC è stato nei cicli frigoriferi a compressione.
Utilizzo e impatto dei CFC
Per le loro caratteristiche, i CFC erano ampiamente utilizzati nell’industria del freddo. Il freon, nome con cui si identifica la famiglia di composti, è derivato dal metano e dall’etano, con la sostituzione degli atomi di idrogeno con atomi di fluoro, cloro e bromo, generando così fluoroclorocarburi. Questi composti sono utilizzati come liquidi refrigeranti, solventi nell’industria elettronica, propellenti negli aerosol, e come espandenti negli imballaggi di polistirolo. Tuttavia, l’implicazione dei CFC nell’assottigliamento dello strato di ozono ha portato alla riduzione del loro utilizzo. Essi sono tra le sostanze definite come ODS (Ozone Depleting Substances) e hanno un impatto negativo sullo strato di ozono atmosferico, con conseguenze dannose per l’ambiente e la salute umana.
La ricerca di nuove alternative
A seguito del trattato di Montreal, l’industria del freddo ha avviato la ricerca di nuovi refrigeranti sintetici con minor impatto ambientale e ha riscoperto l’uso di refrigeranti “naturali”. Attualmente, sono stati adottati refrigeranti con minor impatto ambientale, come il 2,3,3,3 tetrafluoropropene, e refrigeranti naturali come ammoniaca, propano e anidride carbonica, che offrono elevata efficienza energetica e basso impatto ambientale.
La migrazione verso nuove soluzioni
Il ciclo frigorifero prevede il raffreddamento di un ambiente chiuso da parte di un vapore che circola all’interno di un tubicino collegato a un compressore esterno. Il compressore comprime il vapore fino a farlo liquefare nel condensatore, aumentando così la temperatura del fluido. Successivamente, il liquido passa attraverso una valvola di espansione e entra nel frigorifero, dove, non essendo più compresso, assorbe energia dall’interno del frigorifero, raffreddandolo. Questo vapore torna poi all’esterno, è compresso e il ciclo si ripete. Con la migrazione verso nuovi fluidi refrigeranti, l’industria frigorifera ha adottato soluzioni a minor impatto ambientale, confermando la sua responsabilità verso la sostenibilità ambientale e la tutela dello strato di ozono.

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