L’evoluzione dei fiammiferi: dalla scoperta casuale all’innovazione chimica
Il cambiamento nel modo di accendere il fuoco
L’invenzione dei fiammiferi, che trae il suo nome dal latino significante “portatore di fiamma”, ha segnato una svolta nel modo in cui le persone accendevano il fuoco. Fu il chimico inglese John Walker a compiere questa innovazione, dopo un incidente fortuito mentre cercava di creare una bomba. Una goccia del suo composto sperimentale, caduta su un pezzo di legno, generò una fiamma frizionando una superficie ruvida una volta asciutta.
La rivoluzione dei fiammiferi
Questa scoperta ha reso accessibile a tutti un piccolo strumento per accendere una luce o un sigaro. Tuttavia, la produzione dei fiammiferi implicava l’esposizione a sostanze tossiche come il fosforo bianco, che provocava una grave malattia nota come “phossy jaw”, spesso fatale.
L’innovazione svedese e la sicurezza chimica
Per mitigare questi rischi, intorno al 1855 il chimico svedese Johan Edvard Lundström sostituì il fosforo bianco con il fosforo rosso, creando i fiammiferi conosciuti come “svedesi”. Nonostante l’uso sempre più diffuso degli accendini abbia ridotto l’utilizzo dei fiammiferi, essi rimangono un simbolo di una scoperta inaspettata che ha modificato il modo di accendere il fuoco.
I fiammiferi erano composti principalmente da legno di pino o pioppo, con una testina contenente fosforo altamente infiammabile, clorato di potassio, solfuro di antimonio, colla animale e talvolta polvere di vetro per aumentare l’attrito durante l’accensione. La reazione chimica coinvolta ne determina l’accensione.
L’eredità dei fiammiferi nell’era moderna
Nonostante l’era moderna abbia ridotto l’uso dei fiammiferi in favore degli accendini, la loro storia rimane un simbolo di una scoperta accidentale che ha lasciato un’impronta duratura sulla società. L’evoluzione dei fiammiferi, dalla loro scoperta casuale all’innovazione chimica, rappresenta una tappa significativa nella storia dell’umanità.